Notte
Notte gelida, come spilli che penetrano nel mio impermeabile scuro, che luccicante di rugiada contamina la poca nicotina delle mie sigarette afrojamaicane.
Nel mentre dei miei passi non perfettamente collaudati, sgancio la fibbia orami quasi andata, le mie orecchie sobbalzano per un battito e i miei occhi lucidi come lo specchio sul cui ho appoggiato la verde banconota, mi accorgo di due fanali di una 112 abart. Essi si muovevano appoggiati ad un becco coperto da piume accese, ancora più del luccicare del morbido color bianco latte, era una civetta appoggiata sopra un palo arrugginito, forse di una vecchia fermata di autobus. Intenta scrutava il suo mondo per trovare un corpo da possedere con i suoi artigli famelici, macchiati di un marrone scuro. Dopo un breve movimento della sua testa agghindata da batuffoli di piume, si accorse di me ormai sbalordito dalla sua bellezza. Appena subito dopo, il mio pensiero aprì il mantello di piume, facendosi mostrare ancora di più, come se volesse quasi prendendosi gioco di me. Un passo deciso ma lento, e si alzò nella notte di una costellata sera di luna piena. Rimettendo le mie budella di nuovo nel jeans, rientro in auto, e lì, sotto la piccola luce del cruscotto, scorgo un'altra creatura che inspira e mi fa battere il sangue. Innamorato della sua presenza, iniziai ad ammirarla con aria stanca e spenta, con un unico ultimo pensiero che mi logora il cervello. Il volo di quel rapace mise a nudo il mio animo, facendomi rendere conto di non esser degno di far parte di tutta questa bellezza. Mi nascondo sotto un disdegno di me stesso.
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