Scritto da: Monica Peli

La cicatrice


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...ci aspettava, bella, libera, bianca, con sassolini che scricchiolavano sotto le scarpe e ce li sentivamo scivolare sotto.
Eravamo stanche e sudate della salita, ma la voglia di lasciarci andare era troppa.
"Dai si parte, chi arriva prima a..."
Correre da lì, da quel tabernacolo, sarebbe stato un gesto ripetuto poi negli anni ottanta, novanta, oltre il Duemila, fino ad oggi, non dico tutti i giorni, ma quasi.
Le gambe si sentono partire, mentre corri vedi Vaiano ai tuoi piedi, senti il rumore del treno in lontananza, senti il profumo della campagna che da lì ha inizio come la tua voglia di libertà.
Quel giorno la Ghiga era prima, ma mentre correva parlava, si voltava, fino a quando sua nonna urlò:
"Attenta, scivoli..."
. Proprio sotto il tabernacolo, una frenata non riuscita, una nuvola di polvere, le mani cercarono di arginare la caduta, ma la Ghiga andò con la testa in avanti e presto furono lacrime.
"Oh no si torna a casa!" Pensai io...
Ma la Ghiga si rialzò con la fronte piena di sassolini bianchi, pantaloni strappati e lamenti.
La pace era finita, la nonna urlava e malediceva la sua idea di essere andate al Mulinaccio. Ma dopo qualche medicazione, che non ricordo come si fece, continuammo la girata.
Arrivammo fino alla fonte sopra la fattoria e lì mangiammo i nostri panini con la Nutella.
Chi l'avrebbe detto che quella giornata sarebbe rimasta nella memoria per una semplice cicatrice.
Composto sabato 26 dicembre 2009

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