Il mio metrò
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...non era sicuro dei suoi gesti. Forse. Forse. Non sapeva dire se era colpa sua o mia, ma di una cosa era certo: di ciò che provava.
Cado per terra. Qualcuno deve avermi spinto mentre stavo sovrappensiero. Mi aiuta a rialzare. E lo vedo per la prima volta, era così bello da sembrare irreale. I suoi occhi mi scrutavano come se sapessero cosa stavo pensando, le sue mano era una di bellezza unica, che, secondo me, avrebbero fatto invidia anche a Mozart, le sue labbra, erano come dei petali di rosa caduti per sbaglio.
"Mi scusi, non l'avevo vista" --disse con la sua voce angelica-
"No, scusi lei, non avevo visto dove mettevo i piedi" -Oddio, cosa mi succede, sento un battere nel petto, che sensazione strana sentirlo, è così bello sentirsi a casa.
"No è colpa mia, come posso farmi perdonare?"
"Ma che dice, non lo pensi ne anche"
"Insisto, magari posso accompagnarla ovunque lei stava andando" --Finalmente la vita mi ha fatto un regalo- "Va bene se insiste... mi accompagni alla metro" --ecco la sensazione di consapevolezza che mia aspettavo: ho trovato lamia metà.
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