Ericlea
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"La mafia, come tutte le cose umane, ha avuto un inizio e avrà una fine..."
Questa frase, così nota da rendere persino superflua la citazione del suo autore, Giovanni Falcone, è espressa in tali termini di certezza da costituire un ineludibile elemento fondante per qualsiasi discorso sulla mafia.
E tuttavia Orazio Santagati, nel suo Ericlea, che per questo aspetto potrebbe essere definita un'opera di utopia negativa, inizia la narrazione sollevando una inquietante ombra di dubbio.
Siamo nell'anno 2042 e la mafia non solo non si è estinta, ma ha anzi acquisito il dominio sulla intera umanità e ne controlla i governi, ridotti peraltro a semplici strutture formali, mere apparenze, dato che il potere effettivo, in ogni parte del mondo, è esercitato dai fiduciari locali di Cosa Nostra, capi delle famiglie, a loro volta soggetti all'assoluto potere del capo dei capi, don Salvatore Sinagra.
Di più, la mafia possiede una straordinaria capacità di riprodurre se stessa nelle sue forme storiche, tanto che il padrino don Sinagra può concedersi il lusso e il gusto di ricreare, nell'isola caraibica di Ericlea, la perfetta replica di un paese mafioso della Sicilia, con tutte le sue manifestazioni tradizionali: l'omertà, il pizzo, i killer e ogni ... [segue »]
Composto martedì 30 maggio 2017
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