Siamo troppo diversi, quando guardiamo tu oltre ed io i riflessi di un vetro, in un bus senza i biglietti, pronto a correre via da controlli e leggi, passeggiando solitario, riposando su di un divano, la mente corre più delle gambe in lande desolate sulle terre martoriate della scienza (Chernobyl, Vajont...), spinte più di un'idea verso Dio;
verso l'oblio di una marcia coscienza che inverte aggettivo e nome, così come ogni senso messo all'angolo.
Ogni analogia raggira il vero, il velo di Maya deraglia un altro ragionamento, il malcontento di chi sa già cos'è;
è nella storia, nella parola cercata per raduni allo sbaraglio, solo nella folla, in notti fra luminari e morti dell'opaco stendardo dei discorsi. Esporsi per una musica contraria, panegirica, ai morsi ricevuti ai mutilati sentimenti sulle orme dei dissensi. Siamo dispersi, morti su di una sigaretta, la barzelletta degli ignavi nudi ad inseguir una pezza. Rimani la feccia, la chimica riconsegna tristezza alla fertile terra, come merda.
Composto sabato 16 novembre 2013
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