L'impossibilità dell'imparzialità, le due facce della stessa medaglia
Il principio dell'"imparzialità soggettiva", inteso come lo intendo io, spiega facilmente perché è utopico sperare di avere in questa terra una giustizia equa.
Una persona infatti per essere equa e giusta, non deve avere nessun interesse nei confronti dell'oggetto del contendere e dei soggetti contendenti, giungendo però così a un disinteresse verso la contesa stessa.
Chi dunque si pone o viene posto ad arbitro di una contesa, per forza di cose deve essere interessato a tale rango, o per interesse, o perché vuole applicare un suo modo di vedere le cose al mondo, pensando così di modificarlo perseguendo i suoi ideali. Ideali che dunque sono soggettivi, come soggettiva è la nostra visione del mondo.
Per questo, alla fine di tutto, non si può avere qui una vera giustizia, se infatti gli imparziali non andranno mai a fare gli arbitri di una contesa. L'unica cosa in cui possiamo aver fede, è in una Giustiazia superiore, che troveremo però in un altro mondo.
Questa è per me l'imparzialità soggettiva.
Ed essa si ricollega facilmente all'altro principio che mi sta a cuore, quello dell'"oggettività soggettiva". Spiegabile con una frase.
Nessuno potrà mai dire di aver tratto una conclusione oggettiva; se infatti ci si rende interpreti di qualcosa, si accetta anche di farne parte, e nel momento in cui si fa parte di qualcosa, non si è più in grado di valutarla con il criterio dell'oggettività.
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