Scritto da: Tommaso Mazzoni

Uomo nudo


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...grazie alla sopravvivenza della propria anima, in cui appunto trova rifugio, con la segreta speranza o convinta certezza, perfino, che colui o coloro che gli hanno fatto il male siano puniti proprio nella parte residua ed eterna della forma di vita che è giusto quella spirituale... Come si pensa ad anime dannate per il male, si confida nella nostra anima, fortificata dal bene operato, ed eletta a "virtù" per tutti i torti, le sopraffazioni, le angherie, le sopportazioni, le frustrazioni e le sconfitte proditoriamente subìte nella vita terrena.
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E noi - umilmente insinuo io - potremmo mai essere in grado di renderci conto se esista se non attraverso una cieca fede; e come possa essere fatta un'entità come Dio? Per perdersi, direi che basterebbe riflettere un istante sulla vastità dell'universo, dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo, tenendo altresì presente che "De nihilo nihilum, in nihilum nil posse reverti" (Nulla nasce dal nulla, nulla può tornare in nulla), per citare Persio (ovverosia il poeta latino, di Volterra, Aulo Flacco Persio, 34-62 d. C., nella Satira III, v. 83-84), il quale tuttavia viene dopo, e non di poco, i greci Democrito ed Epicuro che si sono assai interessati del problemuccio, come certo saprete. La ... [segue »]
Composto mercoledì 30 ottobre 1996

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    Scritto da: Tommaso Mazzoni
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    (1) - "(...)è come se un cane speculasse sulla mente di Newton, ha detto Nietzsche. E anche Virginia Woolf ci dice, riferendosi però alla morte di Goldie Lowes Dickinson: (...)potremmo essere come vermi schiacciati da una macchina; che cosa sa il verme della macchina, di come è fatta? Può darsi che una ragione ci sia; se c'è, non è una ragione che noi, in quanto
    esseri umani, possiamo afferrare". La citazione l'aggiunsi alla lirica "Il mio Gattino", nel mio libro dal titolo "Il Rifugio nell'Anima"; qui l'ho riportata per comodità di comprensione.
    (2) - Da tutte le fedi confessate, alcune - forse le più affini fra di loro - furono definite, relegate (da relìgo) entro quella che fu chiamata religione, dal predetto verbo latino. Le altre fedi non definite si trovarono perciò fuori, al disopra di quella sorta di contenitore. In altre parole, superstavano. È derivato da questo verbo il sostantivo "superstizione" (latino superstitio, che al plurale, superstitiones, significava peraltro anche "usanze religiose non romane".
    (3) - Del resto, come attendersi una risposta da me? Newton perlomeno è riuscito a arrampicarsi sulle spalle di qualche "gigante", evidentemente. Al contrario, le mie "mani", e non solo queste, mi sono toccate alquanto debolucce...
    Se il discorso sui giganti non risultasse chiaro, vi ricordo quanto, il 5 febbraio 1675, Newton (1642-1727, aveva da poco compiuti i 33 anni) ebbe a scrivere (da "Lettere" ) a Robert Hooke: "Se ho visto più lontano, ho potuto farlo stando in piedi sulle spalle di giganti".
    Il matematico, fisico, astronomo e naturalista inglese Robert Hooke (1635-1702) - lasciate che aggiunga questa ulteriore nota -, tra le svariate invenzioni e studi, di cui si giovò Newton stesso e con cui entrò in conflitto a proposito della priorità della scoperta sulla gravitazione universale, introdusse per primo il nome "cellula" in quanto piccola cavità, piccola cella, appunto (sebbene il tuorlo dell'uovo degli uccelli, ad esempio, non sarebbe poi tanto piccolo!) Il particolare interessante del nome dato alle cavità che stava studiando sta infatti a confermare come questo scienziato si sia mostrato attento alle proprie ricerche. Ma il suo nome non mi risulta così altisonante come il suo collega/rivale Newton benché Hooke sia stato assistente del fisico (di origine irlandese) Robert Boyle a Cambridge (ma su cui non mi soffermo), nonché Membro della Royal Society.

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