Or dunque miei signori, quì riuniti a far gli attori,
non mi voglio dilungare e i vostri scritti commentare,
ma vi rammento il mio invito, a calarvi un po' il vestito,
e se pur con tanto freddo, ignorando, il tremolio,
vi vorrei al mio cospetto, per giudicare chi son Io!
Ma ad ognuno di voi in platea, vi rammento il promemoria,
presto avrete tutti un nome, che vi calza come storia,
quindi senza alcun rancore, spero ben lo sopportiate,
che s' anche fossi per voi er gatto nero, non rifiuterò le bastonate.
Dunque ecco li vestiti, che noi avremo come scudo,
e mi auguro per davvero, di non restar a pelo ignudo!!!
ARLECCHINO.
Arlecchino è un servo di Bergamo, lazzarone e truffaldino, in perenne litigio col suo padrone. Il suo nome deriva dal medioevo francese: Harlequin, o Herlequin o Hellequin. Ha un carattere stravagante e scanzonato, ma furbo.
Costume: Indossa un vestito di pezze colorate fermate da una cintura, pantaloni larghi e comodi, un cappellaccio sformato con pennacchio di coda di coniglio o una piuma e una maschera nera sugli occhi.
BALANZONE.
Il dottor Balanzone, nasce a Bologna, e deve il suo nome alla “balanza”, cioè la bilancia, simbolo della giustizia dei tribunali. E' un personaggio pedante e brontolone; parla tanto e non conclude niente, ma anche dotto e sapiente.
Costume: cappello nero a larghe falde, toga lunga e nera, panciotto, pantaloni neri, merletto bianco sui polsi e, sul collo, un colletto di pizzo, calze bianche e scarpe nere con tacco. Ha i baffetti all’insù. Molto spesso tiene un libro sotto il braccio che completa la sua immagine.
BRIGHELLA.
Con Arlecchino sono i servi della commedia dell'arte, ed entrambi sono nati a Bergamo. Fa un'infinità di altri mestieri, più o meno leciti ed onesti, ritrovandosi sempre in mezzo a svariati intrighi. Caratteristica del carattere è la prontezza e l'agilità della mente, nell'escogitare inganni e trappole in cui far cadere il prossimo. E' intrigante, molto furbo, e bugiardo.
Costume: indossa la giacca e i pantaloni decorati di galloni verdi e con scarpe nere con pon pon verdi. Il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri.
COLOMBINA.
Servetta veneziana, è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui non sembra volerla sposare. È molto vanitosa, un po’ civetta e ci tiene ad avere sempre un bell’aspetto. Colombina indossa una cuffietta, un corpetto verde stretto in vita, con una profonda scollatura ed ampie maniche a sbuffo, la gonna arricciata a righe e rialzata sul davanti da un nastro di raso rosso, un grembiule bianco e scarpine bianche a punta con nastro rosso. E’ giovane e arguta, dalla parola facile e maliziosa, abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate.
GIANDUIA.
E' la maschera di Torino. Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino "Gianduiotto". E’ un intenditore di vini doc e la sua vera passione sono le osterie. Galantuomo allegro e dotato di buon senso ama, oltre al buon vino, anche la buona tavola.
Costume: Indossa un costume di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse. La maschera è nata alla fine del '700, in pieno regime bonapartista.
PANTALONE.
Nasce a Venezia intorno alla metà del '500 e rappresenta il tipo del vecchio mercante avaro e lussurioso, vizioso e che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, e più spesso le servette della commedia. Il nome Pantalone deriva da “Pianta Leone”, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, piantavano la bandiera di San Marco su ogni terra che trovavano. Costume: Indossa uno zucchetto, giubba e calzamaglia rossi, con babbucce e mantello nero.
PIERROT.
L ’innamorato malinconico e dolce. La pigrizia gli impedisce di muoversi come gli altri personaggi della Commedia; é sicuramente il più intelligente dei servi, svelto nel linguaggio, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, eseguendoli al contrario, non per stupidità, ma perché li ritiene sbagliati.
Costume: Indossa larghi pantaloni di lucida seta bianca, lunga casacca guarnita di grossi bottoni neri, ampio colletto, papalina sul capo, volto pallido e triste, spesso, una lacrima gli scende sul viso.
MENEGHINO.
E' di Milano, lo spiritoso Meneghino (diminutivo di Domeneghin), servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici. "Domenighin" era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio.
Costume: porta un cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese, una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche.
PULCINELLA.
Figura buffa e goffaE’ una delle maschere italiane più popolari. Probabilmente originaria di Napoli: il suo nome deriverebbe dal napoletano “polene” (pulce o piccolo pulcino). Impertinente, pazzerello, chiacchierone, ama il dolce far niente escluso il mangiare e il bere. E' spesso oggetto di pesanti bastonate che suscitano ilarità.
Costume: ha la gobba, porta un cappello a punta, una maschera nera con il naso adunco, un camiciotto e i calzoni molto larghi e bianchi. Porta con sé un mandolino. Le sue scarpe sono nere e lunghe con dei calzini rosa scuro.
GIANDUJA
Gianduja, la più importante maschera piemontese di origine astigiana. Circa 200 anni fa, nella città di Torino, viveva un famoso burattinaio divenuto celebre grazie ad uno dei suoi burattini, tale "Gironi" che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Siccome il nome faceva pensare a chiare allusioni antinapoleoniche (correva l'anno 1798 e il fratello di Napoleone si chiamava proprio Gerolamo), al burattinaio fu consigliato di cambiare nome al personaggio. Mentre rifletteva su quale nome dargli, vicino ad Asti, il burattinaio conobbe un simpatico contadino, tale Gioan d'la douja, chiamato così perché gran bevitore e frequentatore di locande (douja, in piemontese, significa boccale). Il burattinaio non ci pensò due volte e ribattezzò il suo burattino Gianduia, vestendolo alla stessa maniera del contadino: giacca marrone, panciotto giallo, cappello a tre punte e parrucca col codino girato all'insù, sulla cui punta spicca un nastrino rosso. Gianduia è un galantuomo allegro, con buon senso e coraggio che ama il buon vino e la buona tavola; è il personaggio popolare simpaticamente presente in tante manifestazioni torinesi con la faccia rubizza. Giacometta, è la compagna fedele di Gianduja. E' una giovane donna semplice e molto intelligente.
...e chi più ne sa, più ne metta...
13 anni e 11 mesi fa
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Cara Barbara scrivi ed esprimi concetti in modo straordinario.
Se avessi avuto a disposizione 10 stelle, te le avrei regalate tutte!
Brava come sempre!
Felice di rileggerti
Antonino
14 anni e 5 mesi fa
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La tua vera Fortuna cara Ines, non sta nel tuo cognome che porti orgogliosa, ma nell' avere avuto un Padre come il tuo, che non ti ha mai abbandonato, ed ancora oggi vive nei brividi emozionanti che suscitano queste parole.
Affida al mare il tuo sguardo, nello splendore degli orizzonti lontani, ma ricordati di lasciare su queste pagine le tue emozioni, perché io ritornerò a sempre a leggerle, portandoti tutto il mio conforto...
Ti sono vicino
Antonino
14 anni e 9 mesi fa
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Apprezzo moltissimo i contenuti rispolverati da questa poesia, valori di un tempo sfumati dalla tecnologia e dal correre del pensiero delle nuove generazioni, che non hanno conosciuto la povertà, ed il valore delle piccole cose.
Complimenti all' Autore!
14 anni e 9 mesi fa
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Cara Rossella ti sono grato!
Questo accade perché anche Tu sai raccontare molto bene le storie del mondo...
"Amore
I miei occhi mai hanno visto un balcone più bello, adornato del più bel fiore che mai fu piantato: l'amore.
Due sedie bianche affiancate, riposte ogni mattina con instancabile abnegazione, l'una accanto all'altra ad assaporare la vita.
Le tenere e bianche mani intrecciate in morbide rughe che parevano conservare in quel tenero abbraccio il segreto di un amore che il tempo non aveva saputo svilire. In quei silenzi, trascorsi per ore su quel balcone, teneri sorrisi che rinfrancavano il cuore di chi come me vedeva l'amore.
Oggi su quel balcone ci sono arbusti nessun fiore. Rimangono le due sedie che lui ostinatamente, con la pazienza dell'età, continua a riporre con la stessa attenzione. Lei è andata, per sempre. Nei suoi occhi il dolore. Il dolore di un vecchio che ha amato una vita e che ora è solo, ma in quel gesto mattutino io continuo a vedere l'amore che trascende l'umano dolore."
Rossella Porro
13 anni e 12 mesi fa
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non mi voglio dilungare e i vostri scritti commentare,
ma vi rammento il mio invito, a calarvi un po' il vestito,
e se pur con tanto freddo, ignorando, il tremolio,
vi vorrei al mio cospetto, per giudicare chi son Io!
Ma ad ognuno di voi in platea, vi rammento il promemoria,
presto avrete tutti un nome, che vi calza come storia,
quindi senza alcun rancore, spero ben lo sopportiate,
che s' anche fossi per voi er gatto nero, non rifiuterò le bastonate.
Dunque ecco li vestiti, che noi avremo come scudo,
e mi auguro per davvero, di non restar a pelo ignudo!!!
ARLECCHINO.
Arlecchino è un servo di Bergamo, lazzarone e truffaldino, in perenne litigio col suo padrone. Il suo nome deriva dal medioevo francese: Harlequin, o Herlequin o Hellequin. Ha un carattere stravagante e scanzonato, ma furbo.
Costume: Indossa un vestito di pezze colorate fermate da una cintura, pantaloni larghi e comodi, un cappellaccio sformato con pennacchio di coda di coniglio o una piuma e una maschera nera sugli occhi.
BALANZONE.
Il dottor Balanzone, nasce a Bologna, e deve il suo nome alla “balanza”, cioè la bilancia, simbolo della giustizia dei tribunali. E' un personaggio pedante e brontolone; parla tanto e non conclude niente, ma anche dotto e sapiente.
Costume: cappello nero a larghe falde, toga lunga e nera, panciotto, pantaloni neri, merletto bianco sui polsi e, sul collo, un colletto di pizzo, calze bianche e scarpe nere con tacco. Ha i baffetti all’insù. Molto spesso tiene un libro sotto il braccio che completa la sua immagine.
BRIGHELLA.
Con Arlecchino sono i servi della commedia dell'arte, ed entrambi sono nati a Bergamo. Fa un'infinità di altri mestieri, più o meno leciti ed onesti, ritrovandosi sempre in mezzo a svariati intrighi. Caratteristica del carattere è la prontezza e l'agilità della mente, nell'escogitare inganni e trappole in cui far cadere il prossimo. E' intrigante, molto furbo, e bugiardo.
Costume: indossa la giacca e i pantaloni decorati di galloni verdi e con scarpe nere con pon pon verdi. Il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri.
COLOMBINA.
Servetta veneziana, è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui non sembra volerla sposare. È molto vanitosa, un po’ civetta e ci tiene ad avere sempre un bell’aspetto. Colombina indossa una cuffietta, un corpetto verde stretto in vita, con una profonda scollatura ed ampie maniche a sbuffo, la gonna arricciata a righe e rialzata sul davanti da un nastro di raso rosso, un grembiule bianco e scarpine bianche a punta con nastro rosso. E’ giovane e arguta, dalla parola facile e maliziosa, abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate.
GIANDUIA.
E' la maschera di Torino. Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino "Gianduiotto". E’ un intenditore di vini doc e la sua vera passione sono le osterie. Galantuomo allegro e dotato di buon senso ama, oltre al buon vino, anche la buona tavola.
Costume: Indossa un costume di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse. La maschera è nata alla fine del '700, in pieno regime bonapartista.
PANTALONE.
Nasce a Venezia intorno alla metà del '500 e rappresenta il tipo del vecchio mercante avaro e lussurioso, vizioso e che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, e più spesso le servette della commedia. Il nome Pantalone deriva da “Pianta Leone”, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, piantavano la bandiera di San Marco su ogni terra che trovavano. Costume: Indossa uno zucchetto, giubba e calzamaglia rossi, con babbucce e mantello nero.
PIERROT.
L ’innamorato malinconico e dolce. La pigrizia gli impedisce di muoversi come gli altri personaggi della Commedia; é sicuramente il più intelligente dei servi, svelto nel linguaggio, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, eseguendoli al contrario, non per stupidità, ma perché li ritiene sbagliati.
Costume: Indossa larghi pantaloni di lucida seta bianca, lunga casacca guarnita di grossi bottoni neri, ampio colletto, papalina sul capo, volto pallido e triste, spesso, una lacrima gli scende sul viso.
MENEGHINO.
E' di Milano, lo spiritoso Meneghino (diminutivo di Domeneghin), servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici. "Domenighin" era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio.
Costume: porta un cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese, una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche.
PULCINELLA.
Figura buffa e goffaE’ una delle maschere italiane più popolari. Probabilmente originaria di Napoli: il suo nome deriverebbe dal napoletano “polene” (pulce o piccolo pulcino). Impertinente, pazzerello, chiacchierone, ama il dolce far niente escluso il mangiare e il bere. E' spesso oggetto di pesanti bastonate che suscitano ilarità.
Costume: ha la gobba, porta un cappello a punta, una maschera nera con il naso adunco, un camiciotto e i calzoni molto larghi e bianchi. Porta con sé un mandolino. Le sue scarpe sono nere e lunghe con dei calzini rosa scuro.
GIANDUJA
Gianduja, la più importante maschera piemontese di origine astigiana. Circa 200 anni fa, nella città di Torino, viveva un famoso burattinaio divenuto celebre grazie ad uno dei suoi burattini, tale "Gironi" che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Siccome il nome faceva pensare a chiare allusioni antinapoleoniche (correva l'anno 1798 e il fratello di Napoleone si chiamava proprio Gerolamo), al burattinaio fu consigliato di cambiare nome al personaggio. Mentre rifletteva su quale nome dargli, vicino ad Asti, il burattinaio conobbe un simpatico contadino, tale Gioan d'la douja, chiamato così perché gran bevitore e frequentatore di locande (douja, in piemontese, significa boccale). Il burattinaio non ci pensò due volte e ribattezzò il suo burattino Gianduia, vestendolo alla stessa maniera del contadino: giacca marrone, panciotto giallo, cappello a tre punte e parrucca col codino girato all'insù, sulla cui punta spicca un nastrino rosso. Gianduia è un galantuomo allegro, con buon senso e coraggio che ama il buon vino e la buona tavola; è il personaggio popolare simpaticamente presente in tante manifestazioni torinesi con la faccia rubizza. Giacometta, è la compagna fedele di Gianduja. E' una giovane donna semplice e molto intelligente.
...e chi più ne sa, più ne metta...
Buon Natale da Antonino Gatto
Se avessi avuto a disposizione 10 stelle, te le avrei regalate tutte!
Brava come sempre!
Felice di rileggerti
Antonino
Affida al mare il tuo sguardo, nello splendore degli orizzonti lontani, ma ricordati di lasciare su queste pagine le tue emozioni, perché io ritornerò a sempre a leggerle, portandoti tutto il mio conforto...
Ti sono vicino
Antonino
Un abbraccio
Complimenti all' Autore!
Questo accade perché anche Tu sai raccontare molto bene le storie del mondo...
"Amore
I miei occhi mai hanno visto un balcone più bello, adornato del più bel fiore che mai fu piantato: l'amore.
Due sedie bianche affiancate, riposte ogni mattina con instancabile abnegazione, l'una accanto all'altra ad assaporare la vita.
Le tenere e bianche mani intrecciate in morbide rughe che parevano conservare in quel tenero abbraccio il segreto di un amore che il tempo non aveva saputo svilire. In quei silenzi, trascorsi per ore su quel balcone, teneri sorrisi che rinfrancavano il cuore di chi come me vedeva l'amore.
Oggi su quel balcone ci sono arbusti nessun fiore. Rimangono le due sedie che lui ostinatamente, con la pazienza dell'età, continua a riporre con la stessa attenzione. Lei è andata, per sempre. Nei suoi occhi il dolore. Il dolore di un vecchio che ha amato una vita e che ora è solo, ma in quel gesto mattutino io continuo a vedere l'amore che trascende l'umano dolore."
Rossella Porro