Bene, Sig. Freda, constato con piacere che ha scelto la strada più consona ad un gentiluomo quale Lei certamente è. Scontrarsi mostrando i muscoli ed elargendo insulti è più adatto ad un infimo bar di quart’ordine che non ad una congrega colta e distinta quale qui, su questo sito, noi tutti possiamo considerarci. Non so dirLe se un giorno diventeremo amici ma posso sin d’ora confermarLe che nel mio DNA, tra le tante alchimie chimiche, v’è certificato il codice della lealtà e del rispetto, anche per il nemico! Ed anzi: tanto maggiore e più alto fosse il livello dello scontro, quanto più imperitura e certa sarebbe la considerazione e il rispetto che nutrirei per l’avversario del momento. Più che di amici accondiscendenti e plaudenti, d’un nemico fiero e leale ha bisogno il libero pensatore per confutare le proprie idee.
In tal senso, per quanto mi riguarda, bene hanno fatto le nostri comuni amiche a non intervenire. Per forza di cose, infatti, avrebbero dovuto prendere una posizione pregiudiziale giacché, fino ad un certo momento, non era chiaro né cosa intendesse Lei né a cosa mirassi io: la loro, sarebbe stata una scelta di campo, uno schierarsi più per fede che per convinzione. Nella loro saggezza, dimostrando grande equilibrio, hanno giustamente preferito attendere. E dalla piega che hanno preso i fatti, non può che scaturire maggiore stima per tutti. Mi permetta infine d’intercedere a favore di Flavia-Bea alla cui mente brillante si può certo perdonare qualunque piccola miopia.
Per quanto mi riguarda il suo chiarimento relativo all’ormai famoso commento #7, seppur sintetico, è bastevole e sufficiente: ora, infatti, comprendo la sfumatura che non riuscivo a cogliere prima e, di conseguenza, capisco lo spirito con cui ha espresso la sua opinione.
Ma lasci però che le dica ora la mia, di opinione, visto che ancora non ho avuto modo di farlo!
Valido il tema della denuncia sociale; originale l’utilizzo del simbolismo adottato; non sempre fluido lo stile; scarsa la sottolineatura drammatica; vivace l’ironia che in qualche caso, però, incespica in un fastidioso autocompiacimento; inutilmente lunga l’esposizione e a tratti vagamente ridondante. In definitiva, un lavoro buono nelle intenzioni ma modesto nel risultato finale.
Come mia abitudine non esprimo alcun voto con le stelline preferendo scriverlo in chiaro qui: 5 e mezzo.
13 anni e 4 mesi fa
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Se ti può consolare sappi che neppure io so come si fa ad interpretare un voto: infatti non ho mai votato né te né nessun altro.
Quanto alla frase, ti prego di dare per scontato che ne approvo in pieno il senso anche se mi astengo dall'esprimere un voto.
L'unica cosa che mi sento di criticare (ma è critica lieve, non temere...) è quella sorta di rassegnato fatalismo che ombreggia nella parte iniziale: "Beato il giorno in cui..." che alle mie orecchie suona quasi come un delegare al fato (al "giorno" che verrà...) il merito di poter cambiare le cose. L'artefice di un tale (auspicabile!) cambiamento potrà essere solo lo stesso Uomo. E quindi:
Beato l'Uomo che un giorno saprà rivolgersi all'altro Uomo, consapevoli, ognuno dell'altro, della propria nudità senza colore.
Ma ripeto: è solo una sfumatura che non vuole minimamente ridurre il senso, comunque profondo, del tuo pensiero.
14 anni e 6 mesi fa
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DANA:
Questo parallelismo calze-cervello non è affatto male...
Per esempio: la Befana mette il carbone nelle calze; alcuni hanno il cervello carbonizzato...
Oppure, frasi famose: "Quando sei (s)calza mi (s)cervello" (pronunciata dal Signor Valleverde alla moglie...)
Mi sa che se torno al lavoro è meglio...
14 anni e 5 mesi fa
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In tal senso, per quanto mi riguarda, bene hanno fatto le nostri comuni amiche a non intervenire. Per forza di cose, infatti, avrebbero dovuto prendere una posizione pregiudiziale giacché, fino ad un certo momento, non era chiaro né cosa intendesse Lei né a cosa mirassi io: la loro, sarebbe stata una scelta di campo, uno schierarsi più per fede che per convinzione. Nella loro saggezza, dimostrando grande equilibrio, hanno giustamente preferito attendere. E dalla piega che hanno preso i fatti, non può che scaturire maggiore stima per tutti. Mi permetta infine d’intercedere a favore di Flavia-Bea alla cui mente brillante si può certo perdonare qualunque piccola miopia.
Per quanto mi riguarda il suo chiarimento relativo all’ormai famoso commento #7, seppur sintetico, è bastevole e sufficiente: ora, infatti, comprendo la sfumatura che non riuscivo a cogliere prima e, di conseguenza, capisco lo spirito con cui ha espresso la sua opinione.
Ma lasci però che le dica ora la mia, di opinione, visto che ancora non ho avuto modo di farlo!
Valido il tema della denuncia sociale; originale l’utilizzo del simbolismo adottato; non sempre fluido lo stile; scarsa la sottolineatura drammatica; vivace l’ironia che in qualche caso, però, incespica in un fastidioso autocompiacimento; inutilmente lunga l’esposizione e a tratti vagamente ridondante. In definitiva, un lavoro buono nelle intenzioni ma modesto nel risultato finale.
Come mia abitudine non esprimo alcun voto con le stelline preferendo scriverlo in chiaro qui: 5 e mezzo.
Quanto alla frase, ti prego di dare per scontato che ne approvo in pieno il senso anche se mi astengo dall'esprimere un voto.
L'unica cosa che mi sento di criticare (ma è critica lieve, non temere...) è quella sorta di rassegnato fatalismo che ombreggia nella parte iniziale: "Beato il giorno in cui..." che alle mie orecchie suona quasi come un delegare al fato (al "giorno" che verrà...) il merito di poter cambiare le cose. L'artefice di un tale (auspicabile!) cambiamento potrà essere solo lo stesso Uomo. E quindi:
Beato l'Uomo che un giorno saprà rivolgersi all'altro Uomo, consapevoli, ognuno dell'altro, della propria nudità senza colore.
Ma ripeto: è solo una sfumatura che non vuole minimamente ridurre il senso, comunque profondo, del tuo pensiero.
Questo parallelismo calze-cervello non è affatto male...
Per esempio: la Befana mette il carbone nelle calze; alcuni hanno il cervello carbonizzato...
Oppure, frasi famose: "Quando sei (s)calza mi (s)cervello" (pronunciata dal Signor Valleverde alla moglie...)
Mi sa che se torno al lavoro è meglio...