Peggio: prima ci prestabilisce indole, carattere, personalità bioculturalmente, cioè su base sia innata ch'acquisita, genetico-ereditaria e socioeducativa, dopodiché, una volta così irreversibilmente eterodeterminati, ci lascia agire provocando e subendo effetti consequenziali ("homo quisque faber ipse fortunae suae", "ogni uomo è artefice del proprio destino": https://www.pensieriparole.it/aforismi/frasi-in-latino/frase-26090).
"Les miroirs feraient bien de réfléchir un peu plus avant de renvoyer les images" (voce off, "Le sang d'un poète", 1930, https://books.google.it/books?id=Sy3udhFGWXUC&pg=PA52&dq="Les+miroirs+feraient+bien+de+réfléchir+un+peu+plus"
- I Latini dicevano "Semel in anno licet insanire".
- Pensavo invece che la locuzione giusta fosse "O tempora, o mores". Non significa forse "Che tempi! Che costumi!"?
Cioè Dostoevskij era un illuso quando scriveva che "La bellezza salverà il mondo" (https://www.pensieriparole.it/aforismi/benessere-e-bellezza/frase-66986)? Ma và.
Nel Nuovo Testamento: «Gli domandò: "Come ti chiami?" "Mi chiamo Legione – gli rispose – perché siamo in molti"» (Marco 5, 9 || Luca 8, 30). Oppure La Rochefoucauld: "La fantasia non saprebbe inventare tante diverse contraddizioni quante ce ne sono naturalmente nel cuore di ogni uomo" ("Massime", 478, 1665). Anche Andrea Pazienza: "E ringrazia che ci sono io, che sono una moltitudine" ("Le straordinarie avventure di Pentothal", 1982). I versi di Whitman sono della poesia "Canto di me stesso", da "Foglie d'erba", 1855.
- Pensavo invece che la locuzione giusta fosse "O tempora, o mores". Non significa forse "Che tempi! Che costumi!"?