Guardare, sfiorare, ricordare: uno sguardo è proprio così, è una carezza che diviene ricordo. Capita di incrociare uno sguardo e capita, anche, che questo diventi desiderio. Sembra più sogno che realtà, sembra sfuggente. È un semplice sguardo che si allontana man mano che ti avvicini; è distante e, forse, difficile da ritrovare. Allora, ne cerchi un altro per non sentirti solo, per essere in compagnia, per rivivere, almeno, l'emozione dello sguardo. Capita che un semplice sguardo diventi parola, che la parola diventi emozione, che l'emozione ricordi lo sguardo.
Scrivo dell'amore che pervade, accarezza, entra dentro, divenendo desiderio di vivere ogni istante. Quell'amore che è il desiderio di trovare gli occhi, giocare con lo sguardo, immaginare. Quell'amore che si sente nello stomaco perché si ha voglia e non si vuole sfuggire all'emozione di un abbraccio o di una carezza.
L'amore a 360 gradi.
Perché racconta ciò che più ci fa tremare le gambe e il cuore. Perché è ciò che di più bello possa capitare. Perché ogni istante è un fremito di fantasia, uno stimolo immaginario, un sentore di carezze. Perché è bello desiderare ed essere desiderati.
Sento profumi. Vedo colori. Morbido, un fascio di luce si adagia su una goccia di rugiada e risplende. Sento voci rincorrersi nell'aria soffice di un cielo azzurro: la vita sembra schiudersi.
Pensa a una formichina che trascina una mollica con tutte le sue forze. Una formichina, sola, in un percorso tortuoso di piedi giganti, auto che sfrecciano, sassi da varcare, animali più grandi pronti a farne un boccone. Pensa che quella formichina sta, solamente, portando nella sua casa, con tutta la sua energia e senza sottrarre ad altre formichine, una mollica di pane per nutrirsi. Pensa a una mano gigante che prende la formichina, le sottrae, arbitrariamente, la mollica e...
La sorprendente semplicità della natura argina ogni terrena controversia: insegna a donare e a donarsi tra processi di fotosintesi clorofilliana, a guardarsi e riconoscersi in distese d'acqua e di cielo, a esser coraggiosi nell'affrontare un fiume in piena, ad aver paura del buio della notte o ad abbracciare la luce del giorno, mentre si distendono i tessuti del cuore e si fluisce tra le emozioni. S'impara ad aver rispetto.
Il fischietto è un respiro ma, anche, un sospiro: insegna a guardare negli occhi. Diventa l'emozione di esserci: insieme alle regole e assieme agli altri.
Bisogna trovare la forza di abbracciare se stessi, orgogliosi di essere e di continuare, perché bisogna sempre sperare in sé; è proprio quando "pensi, penso o pensa" di mollare tutto che stiamo, volutamente, dimenticando la nostra identità, ci stiamo abbandonando. La debolezza è la sensibilità che culliamo in noi ed è quella sensibilità che deve divenire la nostra forza, la nostra singolarità, la nostra rabbia, perché è proprio attraverso quella debolezza che "io sono io", "tu sei tu", "egli è egli".