Scritta da: Marco Sironi
in Frasi & Aforismi (Amore)
Alla fine si ama il proprio desiderio e non la cosa desiderata.
Commenta
Alla fine si ama il proprio desiderio e non la cosa desiderata.
Non che tu mi abbia ingannato, ma che io non ti creda più: questo mi ha scosso.
Dove voi vedete cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane.
L'uomo è difficile da scoprire, ed egli è per se stesso la più difficile delle scoperte.
Chi lotta contro i mostri deve badare a non diventare mostro a sua volta.
Il serpente che non può cambiar pelle muore. Lo stesso accade agli spiriti ai quali s'impedisce di cambiare opinione: cessano di essere spiriti.Commenta
Una bella donna ha qualcosa in comune con la verità: entrambe danno più felicità quando si desiderano che quando si posseggono.
Perché esista arte, perché esista un qualsiasi fare e contemplare artistico, è indispensabile un presupposto fisiologico: l'ebbrezza. L'ebbrezza deve prima aver accresciuto l'eccitabilità dell'intera macchina: altrimenti non si giunge all'arte. Tutte le specie di ebbrezza per quanto diversamente condizionate, possiedono la forza di far ciò: soprattutto l'ebbrezza dell'eccitazione sessuale, la più antica e originaria forma di ebbrezza. Ugualmente l'ebbrezza che sopraggiunge al seguito di tutte le grandi brame, di tutti i forti affetti; l'ebbrezza della festa, della gara, del pezzo di bravura, della vittoria, di ogni commozione estrema; l'ebbrezza della crudeltà; l'ebbrezza della distruzione; l'ebbrezza prodotta da determinati influssi meteorologici, per esempio l'ebbrezza della primavera; oppure dall'influsso dei narcotici; infine l'ebbrezza della volontà, di una volontà sovraccarica e turgida. - l'essenziale dell'ebbrezza è il senso dell'aumento di forza e della pienezza. Da questo si comunicano sentimenti alle cose, le si costringe a prendere da noi, le si violenta - questo processo vien detto idealizzare. Sbarazziamoci qui di un pregiudizio: idealizzare non consiste, come comunemente si crede, nel togliere o eliminare ciò che è piccolo, secondario. Quel che importa è piuttosto spinger fuori, grandiosamente, i tratti principali in modo che gli altri scompaiano.
La più cruda luce diurna, la razionalità ad ogni costo, la vita chiara, prudente, cosciente, senza istinti, in contrasto con gli istinti, era essa stessa soltanto una malattia diversa, e in nessun modo un ritorno alla virtù, alla salute, alla felicità.
Quando venni la prima volta tra gli uomini commisi la stoltezza degli eremiti, la grande stoltezza: mi misi sul mercato.
E quando parlai a tutti, non parlai a nessuno. E la sera, i miei compagni erano funamboli e cadaveri; e io stesso ero quasi un cadavere.
Ma il mattino seguente mi portò una nuova verità: fu allora che imparai a dire: "Che mi importa del mercato e della plebe e il chiasso della plebe e le orecchie lunghe della plebe?"
E voi, uomini superiori, questo imparate da me: sul mercato nessuno crede agli uomini superiori. E, se proprio volete parlare lì, sia pure! Ma la plebe ammiccherà: "Noi siamo tutti uguali!"
"O uomini superiori, non ci sono uomini superiori, noi siamo tutti uguali, l'uomo è uomo; davanti a Dio, siamo tutti eguali!"
Davanti a Dio! - Solo che questo Dio è morto. Davanti alla plebe, invece, non vogliamo essere eguali. O uomini superiori, andate via dal mercato!
Davanti a Dio! - Solo che questo Dio è morto. O uomini superiori, questo Dio era il vostro più grande pericolo.