Scritta da: Gabriela Pannia
Hai mai provato a tradurre la lingua straniera del vento? Io sì; credo dica che si possono perdere oggetti e foglie, certezze e petali, lacrime e cappelli, ma non le speranze.
Composta mercoledì 2 agosto 2017
Hai mai provato a tradurre la lingua straniera del vento? Io sì; credo dica che si possono perdere oggetti e foglie, certezze e petali, lacrime e cappelli, ma non le speranze.
Io credo che la notte, come i gatti, come il sonno e come l'anima, sia il tramite per migrare in questa o quella dimensione; e tra tutte, dubito di sapere quale sia quella reale.
Se poi non doveste trovarmi, cercatemi lì: in un luogo qualunque sul finire del giorno, a leggere tramonti come fossero manuali sulla vita.
Sappiate tenere più in considerazione i giorni che aggiungono gioie, meno i giorni che le tolgono; la vita, levati i suoi calcoli, resta innegabilmente una cosa bella.
Amico è chi, tra amici, si conferma amico degli amici assenti.
Mi impegnerò, d'ora in poi, per essere felice; e se, a questo mondo, la felicità resta un'utopia, sarò la pazza che insegue unicorni mai visti.
Il mio segreto è un qualunque paesaggio privo di artifici; rinasco in mezzo a un bosco, su una spiaggia, talvolta anche solo allo schiudersi di un fiore.
Agosto non ti lascia mai andare a mani vuote; ad ogni suo passaggio dona baci di sole sulla nuca, consigli in riva al mare, la gaiezza dell'infanzia e granelli di sabbia tra i capelli.
Sai quali sono le cose realmente importanti? Quelle che arrivano e restano dentro, come il canto del mare nelle conchiglie.
Che bella la quiete che scende sul cuore insieme al calare del sole, al tramonto.