Penso alla tua inconsapevolezza e mi commuovo. Un piccolo gamete vagabondo ha trovato la strada, insinuandosi all'interno di un uovo, una palla gigantesca come un pianeta da conquistare e lui, il piccolo astronauta con la coda, ha piantato la bandiera, fecondando un suolo sconosciuto. Ci penso e mi attraversa un brivido, uno scroscio freddo lungo la schiena. Tutto sta accadendo dentro il ventre di una donna, in uno scrigno concepito per custodire il più prodigioso dei doni. Immagino un'esplosione primordiale, un big bang di vita che illumina il buio con scintille di novità.
Cammini, ondeggi, a volte voli, carico di sogni e desideri, aspettative, ipotesi, sussurri d'anima portati con fierezza mescolata al pudore, perché la parte più intima di te è nascosta e marchia ciò che sei e che ambisci, svettando invisibile sulla tua esistenza.
La ricerca di senso caratterizza la storia dell'uomo. Dagli albori a oggi, cerchiamo risposte alle domande che portiamo nella mente. Tutto sembra compiuto e risolto, ma qualcosa sussurra, una voce sottile che chiede conferme e risposte ai quesiti più intimi del nostro essere uomini. E cerchiamo soluzioni al disagio, ognuno come può, troppo spesso nel posto sbagliato.
Ama la vita. Quella vita maltrattata, insultata, crocifissa. Quella venduta a basso prezzo e consegnata agli usurai, stupidamente posta dietro al profitto e all'interesse. Chiediti perché sei uomo e non un albero o un uccello. Cerca la Verità. Domandati a che serve nascere e morire, solo così comincerai a vivere.
Esiste una natura che con le proprie leggi governa l'universo. La natura insegna che qualsiasi cosa lanceremo verso l'alto prima o poi tornerà a terra. Oppure insegna che non possiamo vivere senza respirare, senza mangiare o bere. La natura insegna anche che i figli nascono da un maschio e da una femmina. E non sono un diritto. Sono un dono.
Ci spogliammo ansimando. Claudia mi tolse i vestiti tutti insieme, sbucciandomi come un frutto maturo. Finalmente liberi, felici di essere al centro del mondo. Entrai in lei prepotentemente, come un re che riprende possesso del regno senza chiedere permesso, rivendicando semplicemente un diritto. In silenzio e guardandola negli occhi. E fu pioggia e uragano, passione come lava sulla pelle, l'esplosione primordiale che forgiò l'universo. E noi come angeli a riprendersi uno il corpo dell'altro. E noi come stelle cadute, una manciata di braci nel cielo notturno.