Ama la vita. Quella vita maltrattata, insultata, crocifissa. Quella venduta a basso prezzo e consegnata agli usurai, stupidamente posta dietro al profitto e all'interesse. Chiediti perché sei uomo e non un albero o un uccello. Cerca la Verità. Domandati a che serve nascere e morire, solo così comincerai a vivere.
Se ti ami, ti salvi. E invece no. Invece preferisci consegnare la tua felicità nelle mani di chi all'inizio ne avrà cura, ma ben presto cercherà la convenienza e farà con il tuo cuore strani artifici e patteggiamenti. E allora fregatene. Non pensare che la felicità sia essere amato. La felicità è amarsi. Comincia da lì. Il resto arriverà.
Ricordati che ci sarò, nel volo di un gabbiano, nel germoglio che buca la terra. Ci sarò nei tuoi capelli, nell'impronta lasciata sul cuscino. Dovrai soltanto chiudere gli occhi e parlarmi nel silenzio, perché il silenzio è l'unico linguaggio dell'amore.
Mia madre accenna un saluto con la mano. Mio padre le risponde e sorride. Gli stessi occhi, le stesse parole di una vita vicini. Certi sguardi durano per sempre.
Bevvero una bottiglia di vino rosso, ridendo e guardandosi negli occhi. Parlarono dei propri sogni e delle occasioni perdute, di quelle porte strette che a volte la vita spalanca, ma per un solo attimo, poi le richiude per sempre.