Scritta da: G. De Felice
Il silenzio è il più grande rumore che si possa fare.
Composta domenica 11 settembre 2011
Il silenzio è il più grande rumore che si possa fare.
Sono sempre più convinto che Dio troppo spesso dia il pane a chi non ha i denti. Poi, non soddisfatto, a questi personaggi i denti li fa spuntare successivamente, quando è troppo tardi, quando non resta loro da far altro che usarli per mangiarsi le mani per tutta la vita.
Sei il mio sogno peggiore, il mio incubo più bello.
Mi sono cibato dei tuoi capelli, mi sono appropriato dei tuoi sguardi, ho annusato la tua pelle al punto da riconoscerla tra qualsiasi altro odore, anche tra cent'anni, mi sono perso tra le tue mille smorfie. Hai cambiato il mio modo di vedere, ricordare, sognare, desiderare. Non sapevo quello che stavo cercando, so solo che ti ho trovata. E che sei la più brava a non andarsene via.
Ci sono persone che quando le incontri ti cambiano, anche non volendo. Persone che conoscono quelle parole, che hanno quegli sguardi, quei modi di fare, quell'odore che ti aprono le parti più nascoste del cuore. E non te ne liberi facilmente, forse mai più. Ma nulla di tutto questo può mettere in secondo piano il rispetto per se stessi. Mai, nessuno lo merita. Basta così.
Il tuo modo di ridere e di farmi ridere, la tua capacità di essere cento volte più bella in ogni istante, in ogni gesto, anche il più piccolo, in ogni smorfia, sempre diversa, con i miei occhi sempre incollati su di te. Senti addosso quegli occhi, li senti quando parli di te come se non ti piacessi mai e invece sai di essere una meraviglia. Anche lontana dei chilometri, persa chissà dove, chissà con chi, porti con te il mio desiderio di te, incollato sulla tua pelle.
Le tue smorfie, i tuoi capelli, il tuo lasciarti guardare, il tuo odore, i tuoi gesti, i tuoi sorrisi, la tua pelle, le nostre risate, le nostre parole non dette perché con te non serve parlare, perché più ti guardo più tutto ha senso. Parto con una valigia piena di tutto questo, piena di te, che eri solo da incontrare ma ci sei sempre stata. Fino in fondo, fino alla fine, fin quando fa male, fin quando ce n'è.
Parlo sempre di te, parlo solo di te. Tranne che con te. Manchi e sai mancare, sei decisamente la più brava a non andarsene via.
Persone che ricordano te, momenti che ricordano te, canzoni che ricordano te, gesti che ricordano te. Stasera sei lontana mentre io penso a te, eppure sei vicina a me non chiedermi perché. La cosa che più fa male è non poterlo urlare. Come ci frega l'amore, dà degli appuntamenti e poi viene quando gli pare... Sei arrivata apposta, tu che eri solo da incontrare, ma che ci sei sempre stata.
Vederti in mezzo a tanta gente mi fa capire quanto grande a volte sia la distanza tra ciò che vorresti e ciò che puoi avere per le occasioni perse, le parole non dette, i momenti sbagliati, i desideri non confessati. Però ogni volta che ti rivedo so che, anche se ho sbagliato a perdermi in te, ho sbagliato bene.