S'accorgeva che tante cose non gli importavano più, che senza Viola la vita non gli prendeva più sapore, che il suo pensiero correva sempre a lei. Più cercava, fuori dal turbine della presenza di Viola, di ripadroneggiare le passioni e i piaceri in una saggia economia dell'animo, più sentiva il vuoto da lei lasciato o la febbre d'attenderla.
L'amore riprendeva con una furia pari a quella del litigio. Era difatti la stessa cosa, ma Cosimo non ne capiva niente.
- Perché mi fai soffrire? - Perché ti amo. Ora era lui ad arrabbiarsi: - No, non mi ami! Chi ama vuole la felicità, non il dolore. - Chi ama vuole solo l'amore, anche a costo del dolore. - Mi fai soffrire apposta, allora. - Sì, per vedere se mi ami.
La filosofia del barone si rifiutava d'andar oltre.
- Il dolore è uno stato negativo dell'anima. - l'amore è tutto. - Il dolore va sempre combattuto. - l'amore non si rifiuta a nulla. - Certe cose non le ammetterò mai. - Sì che le ammetti, perché mi ami e soffri.
Non aveva ancora capito qual era stato il suo errore, non era riuscito ancora a pensarci, forse preferiva non pensarci affatto, non capirlo, per proclamare meglio la sua innocenza.
- Tu sai che potresti comandare alla nobiltà vassalla col titolo di duca? - So che quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; questo è comandare. (...) - Ricordi d'essere Barone di Rondò? - Sì, signor padre, ricordo il mio nome. - Vorrai essere degno del nome e del titolo che porti? - Cercherò d'esser più degno che posso del nome d'uomo, e lo sarò così d'ogni suo attributo.
L'amore per questo suo elemento arboreo seppe farlo diventare, com'è di tutti gli amori veri, anche spietato e doloroso, che ferisce e recide per far crescere e dar forma.
L'Abate passò il resto dei suoi giorni tra carcere e convento in continui atti d'abiura, finché non morì, senza aver capito, dopo una vita intera dedicata alla fede, in che cosa mai credesse, ma cercando di credervi fermamente fino all'ultimo.
Si stancava presto di quelle tensioni della volontà, e restava lì spossato, come se lo scarnificare ogni concetto per ridurlo a pura essenza lo lasciasse in balia d'ombre dissolte ed impalpabili.
Urlava di dolore e di vittoria e non capiva niente e si teneva stretto al ramo, alla spada, nel momento disperato di chi ha vinto la prima volta ed ora sa che strazio è vincere, e sa che è ormai impegnato a continuare la via che ha scelto e non gli sarà dato lo scampo di chi fallisce.