Scritta da: Mariella Buscemi
Anche il desiderio fa risacca sulla riva delle tue braccia. Inonda.
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Anche il desiderio fa risacca sulla riva delle tue braccia. Inonda.
Ho una solitudine così affollata da farne due. E tre. Una moltitudine di solitudini, come fossero uniformi speciali da indossare per ogni notte diversa, giorni senza stelle, nelle albe piegate e l'aria chiusa a doppia mandata e il respiro che non è mai chiave.
L'improvviso ha il tempo del battito e lo spazio del sussulto. In mezzo, l'odore delle cose che attrae irrimediabilmente.
Ho compreso l'inconoscibile più che mai e professato l'indicibile con la tua mano sulla bocca, pronta a stracciarmi le parole inaudite, ché le verità van taciute: saperle e non dirle, affranca. Ho cambiato il mio nome in "nessuno", così che a trovare il soggetto delle tue cose spiacevoli, il destino svanisca nelle mani dell'inesistente e non si paventi alcun presagio, ma non sapevo che ciò sarebbe valso ad escludermi anche dal tuo bello.
Che strana ombra assumono le cose che se ne vanno. Stampano la perdita sulle impronte mentre il cuore diventa selciato.
Continuo con i punto e a capo e le pause brevi d'una virgola che uso per riprendere fiato negli elenchi di cose da - non - dirti; io, che me ne starei volentieri tra parentesi, ad essere saltata come informazione forse futile, ma di precisazione, nelle letture lunghe.
L'ho visto quel tramonto, era ferito di rosso e tra le vene, il volo di rondini. Dentro, mi si riversava l'ultimo raggio. Sotto, si apriva la sera. Certi umori hanno l'olio dei quadri esistenziali dipinti dalle ciglia al cuore e lì restano, senza cornici, a continuare i colori.
Se fosse possibile spiare i sogni, in molti ci toglierebbero anche il sonno e la notte.
Che fine fanno gli equilibristi romantici che fissano un capo sulle stelle e l'altro negli abissi? Forse precipitano alla moviola su una scia di insulti sentimentali nascondendosi i ti amo in tasca, barcollando sulle carezze. Secondo me, si scelgono anche i destini, ché sanno già di cadere prima ancora di sbilanciarsi, ma finiranno per dare la colpa alla forza di gravità.
Dell'insenatura tra i monti mi piace la nebbia bassa, come pianto per il sangue dei tramonti feriti che spargono il rosso al colpire delle lame di cielo stanco. Scurisce sul declivio del sole dall'aspetto dei guerrieri vinti. Il mio cuore aveva i raggi.