Aforismi di Monica Cannatella

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Prendetevi cura delle persone, sempre. I meno bisognosi si sentiranno più amati, i meno amati si sentiranno più vivi e pieni di speranza.

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Tutti a dire: prima di correre impara a camminare. Io non voglio camminare, io voglio correre fino a non avere più fiato, io voglio cadere e farmi male, perché le ferite ti aiutano a crescere e ti fortificano. Io voglio essere in grado di curare da sola le mie ferite, mi sentirei più indipendente e capace. È bello trovare sempre una mano tesa pronta ad aiutarti, ma è giusto che ci si abitui anche a non trovarla ogni tanto. Potrei correre il rischio di non riuscire più ad alzarmi e andare avanti, se un giorno quella mano venisse a mancarmi.

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Se mai ti capitasse di incontrare un uomo che ti capisce anche quando per il resto del mondo sei incomprensibile, scappa. Più veloce che puoi, è quello giusto. E quelli giusti alla fine si rivelano sempre "quelli sbagliati".

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Le mani che tremano, gli occhi lucidi e i pensieri distratti. Le donne che amano sono così. Dovreste ascoltarle mentre si raccontano, fanno venir voglia di abbracciarle e proteggerle. Continuano a sognare che qualcuno le porti via. E rimangono ferme nelle stazioni della vita con un bagaglio enorme di sogni in mano, e un binario morto davanti ad aspettare un treno.

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Non le scrive più nessuno le lettere, eppure sono così belle. Profumano di sentimenti e di tempo. Sono belle anche quando nell'incertezza le stropicci. Meravigliose quando dopo anni le ritrovi e ti perdi a leggerle. Peccato che nessuno si preoccupi più di scriverle, perché ancora esistono persone come me, a cui farebbe davvero tanto piacere riceverle.

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Ti scelgo per dare un senso ai miei giorni, dicesti. E finisti col darne uno ai miei.

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Non lo sai che la felicità non te la regala nessuno? Il mondo ne è troppo povero. Così, chi riesce anche a possederla per un solo attimo, la fa prigioniera e la tiene per sé.

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Tu non vuoi capire, ed io ho smesso di comprendere tanto tempo fa.

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Perché di parole ne ho sentite tante, ma ce ne sono alcune che ti consolano in tal maniera da sentirti abbracciato, anche se nessuno ti sta stringendo a sé.

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E ti racconti le bugie. Quelle che ti fanno star bene, quelle che ti fanno sorridere e pensare: in fondo è meglio così. Ma poi, quando poggi la testa sul cuscino, ti accorgi che chiudendo gli occhi c'è solo buio e vuoto. Ed è allora che hai paura, e allora che ti rendi conto che tu le bugie non le sai proprio raccontare. O quantomeno puoi ingannare gli altri ma non te stessa. Altrimenti non vedresti così nero al buio.