Scritta da: Luna Del Grande
Viviamo in un'epoca dove tutti cercano la sincerità, ma puntualmente li ritrovi che indossano maschere di falsità.
Composta domenica 28 dicembre 2014
Viviamo in un'epoca dove tutti cercano la sincerità, ma puntualmente li ritrovi che indossano maschere di falsità.
Arriviamo ad un punto in cui le parole ci sembrano vuote, inutili e senza un senso, e non hai nemmeno tanta voglia di ascoltarle, ti giri per annullare tutto come cercare un senso. L'egoismo e la cattiveria sono come una macchia d'olio, si dilagano e non vanno più via. Si parla spesso, ed e per questo che si ama tanto anche in silenzio. Non c'è più tempo per ridare un senso, un significato alle parole, troppo impegno e coinvolgimento. Il mondo sembra aver dimenticato la dolcezza di alcune parole diventando sempre più esplicito e volgare.
Onestà, lealtà e fedeltà sono valori decisamente in declino; mentre avanzano opportunismo, nepotismo e arrivismo.
I meccanismi fragili della vita sono quelli in cui tutto funziona al contrario: quando un uomo ama una donna che lo usa, quando una donna ama un uomo che la tradisce, quando chi è generoso viene sottomesso, quando chi dice la verità viene isolato. È quello che succede oggi.
Ci hanno manipolato le emozioni, sono entrati dentro di noi scambiando le polarità del nostro cuore, facendoci credere che dobbiamo soffrire per essere felici. No. Bisogna che tutto torni al proprio posto, bisogna guarire dall'autolesionismo, dal sadismo e tutto ciò che crea tensione dentro, accartocciando i sensi.
Accettiamo che, palesemente, solo situazioni limpide e oneste ci possono guidare verso la pace.
Concediamoci di amarci, con coraggio e senza più prendere in giro il tempo.
Vogliamo il sole, ma non sappiamo aspettare la fine della pioggia. Vogliamo l'amore, ma non sappiamo lottare abbastanza. Vogliamo il bene di tutti, ma non sappiamo essere d'esempio. Al giorno d'oggi, vogliamo quasi tutti "troppo", ma ben pochi sono disposti a qualche sacrificio.
Il ventennio breve. Un'epoca cominciata agli inizi degli anni Novanta, che aveva gradualmente spopolato le province, spostato masse di giovani fiduciosi in città. L'epoca del "miracolo economico", della Ruota della Fortuna e del Gabibbo, quando sembrava ovvio poter vendere qualsiasi cosa: un progetto politico, un paio di gambe, un pezzo di truciolato spacciandolo per massello, è adesso finita e sepolta nei cartelli "fuori tutto" e "cessata attività".
Il mondo è più duro di quanto non lo fosse tempo fa, mentre ci addentriamo nell'era del computer.
Non è che non sono più capace di amare, oggigiorno, innamorarsi è facile e immediato come un click. È che non ci credo più.
Tutti quei sacrifici, tutta quella sofferenza, tutti quegli sguardi, tutti quei sorrisi, il capirsi al volo, l'entrare in sintonia, per poi essere gettati via, nemmeno fossimo la carta di una brioches.
Per molte persone la fase più importante di una storia d'amore è l'inizio, con tutta quella passione, la tachicardia, le farfalle nello stomaco. Per me non è così, la parte più avvenente è la costanza, l'empatia che si viene a creare col tempo. Non che l'amore diventi abitudine, ma che la voglia di stare insieme, sia l'abitudine come conseguenza dell'amore.
Alla maggior parte delle persone, non interessa la costanza, la loro unica preoccupazione è l'apice.
Come possiamo credere in qualcosa che la massa vuole consumare, piuttosto che conservare?
La tecnologia nella comunicazione virtuale, con pc, tablet e smartphone, sta creando un esercito sempre più grande, di persone presenti assenti.
Nell'epoca del "tutto si può riciclare", l'unica cosa che non si può riutilizzare è il tempo. Sfruttalo nel miglior modo possibile.