Scritta da: Andrea Manfrè
Il vero mistero del mondo è ciò che si vede e non l'invisibile.
dal libro "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde
Il vero mistero del mondo è ciò che si vede e non l'invisibile.
Gli oggetti son cose che non dovrebbero commuovere, perché non sono vive. Ci se ne serve, li si rimette a posto, si vive in mezzo ad essi: sono utili, niente di più. E a me, mi commuovono, è insopportabile. Ho paura di venire in contatto con essi proprio come se fossero bestie vive.
Ora me ne accorgo, mi ricordo meglio ciò che ho provato l'altro giorno, quando tenevo in mano quel ciottolo. Era una specie di nausea dolciastra. Com'era spiacevole! E proveniva dal ciottolo, ne son sicuro, passava dal ciottolo nelle mie mani. Sì, è proprio così, una specie di nausea nelle mie mani.
La società borghese, basata sullo scambio di valore, genera rapporti di produzione e circolazione che rappresentano altrettante mine per farla esplodere. Esse sono una massa di forme che si oppongono all'unità sociale, il cui carattere antagonistico non potrà mai essere eliminato attraverso una pacifica metamorfosi. D'altra parte, se noi non potessimo già scorgere nascoste in questa società - così com'è - le condizioni materiali di produzione e di relazioni fra gli uomini, corrispondenti ad una società senza classi, ogni sforzo per farla saltare sarebbe donchisciottesco.
La venerazione verso il saggio è essa stessa un gran bene per colui che la prova.
La necessità è un male, ma non è necessario vivere nella necessità.
La scienza che si diparte dalla giustizia è da chiamarsi inganno, piuttosto che sapienza.
Le opinioni non possono sopravvivere se uno non ha occasione di combattere per esse.
Sulle vette è più caldo di quanto non si immagini nelle valli, soprattutto in inverno.
È meglio aver volato e perso che non aver volato del tutto.
Chi è qui è qui, chi non è qui è un'altra cosa qua.