Scritta da: Dario Pautasso
Tutte le saggezze del mondo a nulla servono di fronte ad una sofferenza inguaribile.
Composta lunedì 28 settembre 2015
Tutte le saggezze del mondo a nulla servono di fronte ad una sofferenza inguaribile.
Ci sono persone "costrette" a soffrire tutta la vita perché qualcuno si accorga ogni tanto di loro. Eppure sono esse stesse a non vedersi mai.
L'ostentazione di felicità mi pare il più eclatante segno di insicurezza. È il fragore che annuncia una tempesta. Chi è felice, invece, si scorda di dirlo, si scorda di mostrarlo. Chi è felice si muove silenzioso, nella sua felicità. E la sua calma ammorbidisce ogni cosa.
Siamo bersagli mobili, ma piuttosto grossi. Mentre da una parte l'istinto ci invita alla libertà, dall'altro la paura ci spinge al gregge. Di tutto questo a goderne è la politica, che senza troppi sforzi ci fa credere responsabili del nostro destino, mentre ci porta al pascolo uno in fila all'altro.
Ho sempre avuto la sensazione che ci sia nella sofferenza del singolo il sangue di gente mai incontrata, la tristezza dell'eterno sconosciuto, il dolore dell'ultimo uomo della terra. La sofferenza dell'individuo sembra avere un'estensione universale, mentre la sua gioia s'invola sempre a pochi passi dal suo sorriso.
Nell'essere sempre forte, a tutti i costi, la gente si scorderà che tu possa avere una debolezza, nell'essere sempre coraggioso, che tu possa avere anche solo un attimo di paura. Così, tanto più tenacemente lotterai, tanto più sarà naturale che ti elogino a parole, ma si scordino di darti affetto.
La tristezza ci informa e ci chiede di riposare e riflettere, mentre la società ci impone di continuare a tutti i costi. Così insistiamo fino a crollare. Ben presto quello che era un sentimento informativo ed adattativo diventa l'angoscia esistenziale della colpevolezza. E nulla sarà mai più come prima.
Non giudicare il folle, lo stupido o il cattivo, essi sono spesso la conseguenza di ciò che li circonda, tu compreso.
Mi sento la forza di spostare una montagna, ma ogni mattina ringrazio di poter sollevare le gambe.
Il poeta mente, ma senza inganno.