Scritta da: Franco Paolucci
Per non morire anzi tempo è necessario, nonostante tutto, preservare "viva" la nostra innata capacità di amare.
Composta domenica 26 gennaio 2014
Per non morire anzi tempo è necessario, nonostante tutto, preservare "viva" la nostra innata capacità di amare.
La divinità è il frutto intimo dell'amor proprio di ogni essere umano. Nessuno potrà mai affermare se è una invenzione od una scoperta. L'uomo la vive come meta perfezionante; le leggi universali appaiono come sua testimonianza; l'amore e la giustizia come sue prerogative; la morte come suo intervento pacificatore. Quale specchio miracoloso potrà mai mostrare all'uomo il volto di Dio?
Finché un popolo non è contrassegnato dalla conoscenza e dal rispetto minuzioso della legge non è un popolo ma solo una moltitudine.
Siamo per soffrire i nostri mutamenti. Siamo per gioire ogni nostro miglioramento.
Il futuro predilige annidare nell'irrazionale e nell'imprevedibile i cromosomi del suo sviluppo.
Per evitare la seconda morte è sufficiente aver destinato proficuamente la propria esistenza alle necessità comuni.
La resurrezione non è un mistero: basta avere capacità di leggere quanto è memorizzato nelle spirali del dna.
Di Dio non si sa se sia prima amore e poi giustizia o prima giustizia e poi amore: è vano cercare. Basta cercare di amare se stessi ed il prossimo e tentare assiduamente di essere giusti.
Accontentiamoci di ciò che si ha e mai di ciò che si è!
Vivere per vivere è come procedere al buio in un corridoio. Ogni esistenza ha una funzione: cercala! E troverai la porta con sopra scritto: comunità.