Scritta da: Mariella Buscemi
Esserci per gli altri è il modo migliore per non esserci per se stessi. Sottrarsi, dimenticarsi.
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Esserci per gli altri è il modo migliore per non esserci per se stessi. Sottrarsi, dimenticarsi.
Sono le brutte esperienze che ti insegnano a vivere la vita e a spartire nel modo giusto quello che c'è da spartire tra i commensali che si siedono alla tua tavola, sono le persone cattive che ti danno il giusto esempio di ciò che non vorrai mai essere, ma che ti danno la giusta misura delle cose del mondo e dei comportamenti, ti lasciano amarezza ed umiliazione dentro, ma molta sagacia!
Dapprima, le persone si trovano. sembra che ogni angolo della terra riservi emozione nell'ordine del fugace, del consumo; poi, le persone si cercano. sembra che la solitudine sia intollerabile e che la definizione di noi stessi debba essere filtrata dalla presenza dell'altro, siamo sospinti dal bisogno che è essenza della miseria, catturiamo ed afferriamo, scegliamo per scappare da qualcosa e abitare in qualcos'altro; solo dopo, le persone si scoprono: entriamo in contatto con le anime prima che con la pelle, con la polvere del passato, dei vissuti, degli errori, dei rimorsi, dei rimpianti, delle fragilità e solo dopo esserci immersi nelle acque profonde dell'essere ne usciamo bagnati e pregni.
Apprezzo coloro i quali fanno di vizio virtù; amo coloro i quali fanno di ogni virtù vizio, manifestando tutta la loro stramaledetta fragilità umana.
Io dico molto, ma è un molto che neppure si accosta al troppo della mia testa.
Ci sarebbe tanto da difendersi, da spiegare, da far capire, da urlare, da piangere che, in questo tanto, il poco non può esserci ed allora meglio il nulla.
Io farei meglio a scrivermi in fronte "fragile", ma mi sa che l'analfabetismo sentimentale è una malattia diffusa.
Ci facciamo carico addirittura di pretesti plausibili da regalare agli altri per sgravare di dosso la responsabilità di lanciarsi nel vuoto, eludendo l'eventualità di un rifiuto; è un colpo sicuro quello che offriamo, e cosa riceviamo? Solo un colpo basso!
Io credo nei diversi, negli sbagliati, in coloro che s'incontrano e negoziano, si arricchiscono, si completano, si compensano. Non mi piacciono quelli che si contaminano, si contagiano, si annullano per somigliare, identificarsi e snaturarsi, mi piacciono quelli che si presentano con la testa ed il cuore, con gli "io sono" e non con gli "io ho"; mi piacciono quelli che dicono una parola di troppo e fuori luogo, che a volte arrossiscono, a volte sono impacciati, ansiosi per l'attesa di qualcosa, quelli che a volte si odiano, non ci capiscono più nulla, non sanno dove stanno di casa perché quando poi arrivano a qualcosa si sentono reduci di un cammino ed accolgono il bene con umiltà e non con superbia. Mi piacciono quelli che ogni tanto si guardano allo specchio per prendere un po' le distanze da se stessi e si guardano come un giudice arcigno ed inflessibile: ogni tanto, è giusto punirsi per fare i conti con i propri valori a conferma della loro esistenza in noi! Mi piacciono quelli che si sporcano con i fatti della vita perché nella vita s'immergono e non la guardano da lontano con i colletti inamidati e le mani pulite. Vivere è proprio sporcarsi, delle volte!
Io non sono arrabbiata, semplicemente, se la rabbia fosse fatta di carne ed ossa, la massacrerei!