Scritta da: Rossella Porro
Serve sempre qualcuno che sappia ascoltare quando si ha qualcosa da raccontare.
Composta giovedì 24 ottobre 2013
Serve sempre qualcuno che sappia ascoltare quando si ha qualcosa da raccontare.
Detestabili sono coloro i quali sono animati dalla convinzione di essere più di quel che sono, ma quelli che credono di essere meno di quello che valgono sono i più pericolosi. Vanno salvati dal loro più grande nemico: se stessi.
Bisogna ricominciare il viaggio, sempre. Non è tempo per te di sostare. Non restare fermo a guardare l'ombra che si ritrae, lasciandoti scoperto ai raggi del sole. Non dire che tutto è finito, ricomincia il viaggio. Non dire di aver già vissuto tutto. Nuovi posti son da vedere, nuovi cammini sono da intraprendere. Svuota le tasche dai pesi inutili, lascia le lacrime alla terra perché da essa nasca un frutto, ma non fermarti a guardare quel frutto, ricomincia il viaggio.
Alle volte abbiamo la capacità di scegliere il male peggiore. Risulta un mistero il motivo per cui pur sapendo esattamente ciò a cui andiamo incontro continuiamo il nostro cammino. C'è una forma di masochismo in chi sceglie di amare chi sa per certo che non lo amerà mai e rifiuta l'amore di chi lo ama incondizionatamente. Folli, puri folli sono quelli che camminano sul limite del baratro sapendo che cadranno e di loro resterà quel poco che dovranno mettere insieme, ma sembra che l'arte del ricomporsi piaccia molto a certe anime inquiete che temono la felicità più del dolore.
I gesti gentili possono rinfrancare il cuore solo quando nessun fine li guida, ma quando un progetto ne dirige l'azione allora essi si tramutano in meschine azioni che ti opprimono il cuore e imprigionano l'anima.
Non giustificatevi mai con chi non vi conosce, avrà sempre la scusante del non conoscervi, e voi la fortuna di non esservi fatti conoscere!
Questo bisogno incessante che hanno di sapere ciò che sono, ciò che sento, mi uccide. Definire ogni mio pensiero, ogni mio battito di ciglia, ogni mio respiro con parole che racchiudano in un recinto il mio mondo mi sfinisce. Sono, so di essere: ecco quello che so per certo, per il resto lasciate che i miei occhi vi raccontino di ieri, che il mio sorriso vi parli di oggi, che le mie mani vi disegnino il domani. Lasciate che io sia il mio silenzio, che le parole non udite giungano al cuore perché il silenzio ha voce, ha orecchie e braccia più di qualsiasi parola.
A poco a poco la presenza diventa un passo leggero, soave, senza rumore, fermo alle spalle. E non serve girarsi per guardare perché senti che è lì.
Siamo fatti di rose e di spine.
Si può essere come una bottiglia di vino senza etichetta, di cui non si conosce il sapore né il colore allora si deve imparare a sopportare le etichette che altri anche senza aver neppure sentito il profumo del vino saranno soliti appiccicarti.