Commenti a "La superbia non ha ragione d'essere; discende..." di Nello Maruca
27
postato da Giuseppe Freda, il
segnala abuso
26
postato da Giuseppe Freda, il
La cosa non è così semplice. E' mia opinione che il fine della nostra esistenza non sia tanto l'ingenerare mutamenti nel mondo effimero che ci circonda, quanto il cercare la risposta ai mille interrogativi che l'esistenza nostra e del mondo ci pone.
Epicuro, come sai, raccomandava di astenersi dalla partecipazione alle cose dello Stato. Io sono d'accordo con questa visuale, perché diversamente si rischia di venir trascinati (anzi: si viene certamente trascinati) in un vortice di rapporti equivoci, perplessi ed insinceri che distoglie dall'obiettivo essenziale.
Tutti i condottieri del mondo (pensa ad Alessandro Magno, Giulio Cesare, Napoleone) messi insieme, ove sia dimostrabile che abbiano combinato qualcosa di buono, non hanno fatto per l'umanità neanche la millesima parte di ciò che fece l'ignoto inventore della ruota. E stiamo parlando di un inventore, non di un pensatore "puro" come un Socrate. Accusato di essere un perdigiorno, perseguitato dalla terribile Santippe, infine condannato per empietà, ci ha donato qualcosa di incredibilmente prezioso: la consapevolezza (per chi ne sia cosciente) della nostra ignoranza.
...Quanto poi al dimostrare di essere i migliori, credo si tratti di un obiettivo che i migliori, appunto perché migliori, non tengono in alcuna considerazione.
24
postato da bluedeep, il
Nessuna alta vetta - neppure la più alta - ha in se , nelle diffoltà alla sua scalata , o nella sua presunta impossibilità alla scalata , stimoli diversi da quelli della scalata stessa , del raggiungimento dell' obbiettivo.
Nessun alpinista sarebbe fiero di tentare la scalata ad una pianura.
Anzi credo che proprio nella presunta impossibilità alla conquista di una vetta , risieda il desiderio dei migliori; questo non solo per dimostrarsi - appunto- migliori , ma per provare e magari riuscire a tirar fuori il possibile dall' impossibile e quindi il possibile dal possibile.
Che poi occorra un mix di consapevolezza dei propri mezzi, coraggio , e molta forza , sono d' accordo, ma che chi possiede doti , raziocinio e senso di giustizia non provi neppure la scalata , questo deve per forza far dubitare sulle sue capacità , il suo senso di giustizia , e la sua moralità.
23
postato da Giuseppe Freda, il
Evidentemente, caro Giulio, il gioco è truccato; solo così può spiegarsi perché vi sia, da parte di quelle persone, riluttanza a sedersi al tavolo dei bari.
Sotto altro aspetto, quelle persone sono a mio avviso talmente poche, che neanche potrebbero instaurare un movimento rivoluzionario. Molte di esse, poi, non racchiudono in sé tutte le virtù che enumeri: vi sono giusti e colti non coraggiosi, onesti fieri ma incolti... e ogni più ampia varietà di persone. Ragion per cui molti di costoro ritengono cosa meno inquietante subire i danni che dici, piuttosto che assumersi, con esito estremamente incerto, il compito di lavar la testa ad asini recalcitranti e "mettersi in gioco". Per altri, inoltre, prevale la necessità vitale di non esser costretti a frequentare quotidianamente certa gente, certi ambienti, certe situazioni.
Dulcis in fundo, se qualcuno di questi superasse le remore di cui sopra, e provasse a "mettersi in gioco", non riuscirebbe, al tavolo di bari di cui dicevo, che a giocare poche mani prima di essere "fatto fuori".
Ritengo tuttavia che prima o poi questo stato di cose finirà, perché il nuovo avanza inesorabile, e già lo si vede all'orizzonte.