Commenti a "La superbia non ha ragione d'essere; discende..." di Nello Maruca
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postato da Giuseppe Freda, il
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postato da bluedeep, il
Lo stesso Socrate era capace di osservare tale - propria - caratteristica negli altri , ma - forse - non in se stesso.
Ad Antistene - suo discepolo - una volta , disse : " Attraverso i buchi del tuo vestito , Antistene, vedo la tua vanità".
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postato da bluedeep, il
Premettendo che sono affascinato dal Pensiero Socratico mi pare che sia giusto osservare che Socrate era intellettualmente un nobile , anzi , forse , il nobile per eccellenza e benchè fosse vestito di stracci , fosse povero e leale verso lo stato democratico , la sua ubbidienza e quella che egi insegnava non era cieca . Era necessario adempiere si' alle leggi , ma solo prima e dopo che tali leggi fossero discusse al fine di stabilire se fossero una cosa giusta e fossero state ben formulate , o meno.
E già questo mi pare che non corrisponda all' operato di un modesto , spinto più alla silenziosa disciplinatezza, poichè se è vero che l' umile non possa fingere superbia , è allora anche vero che il superbo possa fingere umiltà.
Ma per osservare quale smisurato ego e superbia, egli covasse , è sufficiente osservare la sua difesa alle accuse di " pubblica empietà nei riguardi degli dei e corruzione della gioventù" .
Inoltre , io trovo molta superbia proprio nella presunta consapevolezza della propria ignoranza,; se - infatti - l' ignoranza è infinita , come si può supporre di conoscere la propria ?
Non è - dunque - superbo chi crede di possedere tale conoscenza ?
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postato da Giuseppe Freda, il
Nella teologia cattolica, poi, la superbia è il più grave dei sette vizi capitali, e consiste nell' "affermare la propria eccellenza fino a disconoscere la propria dipendenza da Dio". Anche in questo caso dunque la superbia si esprime in termini di relazione coi terzi: in questo caso non più con gli altri, ma con Dio.
In conclusione: autostima e fiducia in se stessi e nei propri mezzi non sono superbia, massimamente quando, come nel caso di Socrate, accompagnati da umiltà e consapevolezza della propria ignoranza.