Commenti a Nei meandri della ragione di Giuseppe Freda


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Per Dana: la maggior parte della gente di certe esperienze non parla, perché teme il ridi*colo. E ha ragione. Io non lo temo, perché non può darmi alcun problema: ormai sono fuori da certi problemi, e posso parlare. Concordo tuttavia sulla circostanza che certe esperienze possano avere effetti diversi su persone diverse. Una condivisione purtroppo non sempre è possibile.
L'ESP. Io l'ho visto all'opera. Anche in me stesso, ma non solo. Non è originato da noi. E' viceversa una percezione che probabilmente dipende da un nuovo rudimentale organo di senso che tutta l'umanità prima o poi svilupperà a livello elevato. Niente di strano, se pensi che le vertebre caudali sono il residuo atrofizzato della coda che non abbiamo più. Per l'evoluzione c'è tempo.
Tuttavia una cosa è vera: per ora non è fruibile a comando. Sono come fulmini improvvisi che ti si accendono nella mente, dandoti la certezza di un qualcosa che viene immediatamente o successivamente confermato esatto. Ma non puoi di solito, per quanto tu possa concentrarti, produrre quei fulmini. Dico "di solito", perché talora si può, anche per un'ora o due, quando cioè il fenomeno è duraturo. Ma è come tenere stabile una stazione radio debole su una macchina che corre in autostrada. Prima o poi svanisce.
E poi brucia molta, troppa energia.
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Per Giuseppe: niente di sibillino!  mi riferisco al "Ragionare che tranquillizza!!!"(che mi sembra una CASSATA NON SICILIANA)
Ma veramente credi a questa favola? la logica e il ragionamento fattelo dire da un vero Tecnico del Ragionamento, spossa ... stanca, stressa
ti fa ammalare, ti sfianca e ti induce nell'errore al 90% (deformazione professionale mia dei numeri e percentuali)
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Alessandro, mi rendo conto; ma vedi, si tratta insieme di una forma di autodifesa e di comunicazione.
     La logica mi difende dalla follia (prova ne sia che diverse persone che erano intorno a me sono purtroppo passate per questa esperienza) e insieme mi aiuta a comunicare con i miei simili.
     Renditi conto: in questa maniera riesco a frequentare entrambe le stanze, senza paura dell'una e senza dispregio dell'altra. Prendila, se vuoi, come una sorta di attività di traduzione; ma occorre soprattutto a me; perché anche io ho avuto momenti in cui, se non mi fossi aggrappato con tutte le mie forze alla logica e alla scienza, sarei partito per la tangente.
     C'è però anche una terza motivazione: la necessità interiore di dare a queste esperienze un contenuto finalistico in termini di azione: trasformarle cioè in un criterio dell'agire.
     Perciò dicevo che ciascuno di noi ha un software diverso per elaborare i dati presenti nell'hardware. Ciò non esclude che naturalmente vengano anche per me i momenti in cui vado a pesca; ma poi porto la rete sulla riva, e vedo di ciò che ho pescato cosa ne possa fare.
     E' una sorta di deformazione professionale; ma talvolta è anche utile, almeno a me.
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Per Gaetano: figurati se uno come me non conosce il Cicap. Vedi, vi sono nel Cicap due atteggiamenti: da una parte un giusto e sereno presidio scientifico a tutela della credulità popolare; dall'altra però un atteggiamento quasi fideistico nel negarsi talvolta ad un esame obiettivo dei fenomeni. Nel pratico: perfetto il primo atteggiamento a proposito dei cucchiai piegati da Uri Geller; preconcetto il secondo nei confronti del fenomeno UFO, del quale se vuoi potrei approfonditamente parlare. Perché la scienza va bene (è un po' la mia patria di origine); ma lo scientismo no. Io ad esempio amo ed odio Margherita Hack. La amo in quanto appassionato di astronomia. La odio (a parte per altri motivi che non esplicito per carità di patria) nelle sue sortite scientiste contro il paranormale e la fede. Perché, partendo da posizioni preconcette, proprio lei scivola sulla buccia di banana della superficialità.
    Quanto alla condivisione di esperienze paranormali (e qui rispondo in parte anche a Dana) mi rendo conto che in effetti le risposte individuali a qualsiasi esperienza possono essere le più variegate: e, pur con un'ampia probabilità di concordia, eventualmente anche del tutto discordanti. Ciascuno di noi è un Universo a sé, come giustamente dice Tina in un suo commento precedente cui non sono ancora riuscito a rispondere compiutamente.
    Circa gli extraterrestri, se volete, è materia che ho approfondito; e trattandosi (chissà perché) di argomento massimamente estivo, potremo affabilmente parlarne nel prosieguo.
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Risposta per Epinephelus marginatus, la cernia bruna: innanzitutto è un onore averti nel mio post, e non solo te, ma anche Giulio Pintus, dal quale sicuramente sei stato pescato. Mi sono rivolto prima a Gaetano, negli stessi termini, solo perché egli era per*duto ed è stato ritrovato, e dunque il piacere è doppio, triplo, quadruplo addirittura per averlo scoperto U-m*ano. Tu invece sei sempre con me e nei miei pensieri: non ti ho fatto to*rto.
    L'interesse dei teologi per la scienza che pare concordare con le loro tesi è roba vecchia. Tipico il fervore mis*tico con cui è stata accolta la teoria del big bang (il termine big bang, che niente ha a che vedere con un famoso post di Pino Catalfamo, fu un dispr*egiativo ridi*colo usato da Fred Hoyle, autore della teoria dello stato stazionario: creazione continua; poi quel dispr*egiativo è entrato nell'uso comune); mentre continua ad essere avversato l'evoluzionismo di Darwin, senza alcun valido motivo se non il solito errore di ritenere una Scrittura infa*llibile, oltre che in materia di fede (mah..) anche in materia di conoscenza e di scienza.
    Io non saprei che dire al riguardo, tranne una cosa: diffidare, diffidare, diffidare. Dei cosmologi, perché come dicevo impastano fisica teorica per farne pizze possibili, ma non commestibili; dei teologi, perché impastano elucubrazioni commestibili ma non possibili. (Questo sì che è un aforisma!!! : ))))))))
    Salute ed onore a te, mio nobile Epinephelus marginatus.

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