Commenti a "Tutti i misteri del mondo si riassumono in un..." di Giuseppe Freda


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Ciao Pino, grazie per la lettura, per l'apprezzamento e soprattutto per i consigli. Sai, certi fatti mi inducono a pensare che Il dubbio ha un lato positivo e benefico. Oltre ad ammonirci a non lasciarci facilmente ingannare, ci aiuta a mantenerci distanti da qualsiasi forma di fanatismo o estremismo. Grazie ancora e un abbraccio!
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Ciao Paolino, ti ringrazio delle stelline ed esprimo apprezzamento per il tuo pensiero. Attenzione però: certe esperienze, quando non spontanee, possono rivelarsi talora MOLTO pericolose, trattandosi di territori privi di punti certi di riferimento. Ciò accade soprattutto quando un sincero e meditato desiderio di soluzioni spirituali si muti, nel corso dell'esperienza, in mera curiosità dell'ignoto. Ti consiglio pertanto al riguardo un attento lavoro di apprendimento e documentazione, ma non l'esperienza diretta, salvo naturalmente che si presenti spontaneamente.
   Un abbraccio.
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NON PUBBLICATA - ANCORA IN ATTESA DI VALUTAZIONE: Non dobbiamo e non possiamo avere paura di cercare la luce della fine del tunnel tra l'aldiqua e l'aldilà anche al di fuori della Bibbia o di altri libri "cosiddetti" sacri o alle "verità rivelate", per soddisfare l'innata e irrefrenabile curiosità del Siddharta che abita in noi.  Dunque conoscere è anche avere esperienza di altri mondi diversi da quello in cui viviamo le nostre giornate, serate e nottate. ~Jean-Paul Malfatti
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☆ ☆ ☆ ☆ ☆  '-)
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Andando avanti su questo terreno, sembra derivarne che il perfezionamento, potendo operare solo nel campo del divenire, cioè nel continuo passaggio dal non-essere all'essere e viceversa, sia concetto illusorio, perché valido solo soggettivamente e non nella realtà delle cose, dominata dall'essere perfetto e immutabile: essere in cui peraltro ciascuno di noi, per il solo fatto di esistere anche per un solo istante, imprescindibilmente non può che identificarsi e sostanziarsi, pur non riuscendo ad avvedersene.
    Ne deriva però anche che le singole soggettività individuali possono esistere solo nella tensione alla perfezione, ma non nella perfezione (che le distruggerebbe, confondendole nell' UNO che è l'essere).
    E' quindi necessario che l'ESSERE SI FRAZIONI. Solo così può essere evitata, per le singole soggettività individuali, l'attrazione fatale dell'UNO, e quindi l'inesistenza individuale.
    Da questa considerazione, secondo me, si può tranquillamente spiccare il volo da una parte verso l'infinito (non come mistero, ma come NECESSITA' intrinseca alla stessa natura dell'universo e della nostra vita); dall'altra, come ho detto, verso la NECESSITA' che l'ESSERE partecipi anch'esso del divenire, senza di che sarebbe esclusa ogni possibilità di molteplici soggettività individuali, giacché in assenza tutte verrebbero annichilite in lui.
    Ne deriva che, per consentire la nostra esistenza, L'ESSERE DEVE FARSI INDIVIDUO e partecipare in qualche modo della nostra imperfezione.
    Questo è a mio avviso il principio (logico, e non teologico) della Trinità, e in particolare dell'incarnazione di Gesù di Nazareth, vero Dio e vero uomo. In piena concordia con quanto dice il Vangelo di Giovanni: "tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto di quello che è stato fatto".
     Detto in altre parole:
- il frazionamento dell'essere è indispensabile alla molteplicità soggettiva.
- è dunque indispensabile che l'essere da UNO divenga UNO DEI TANTI.
- Cioè UNO DI NOI.
     Perché non Gesù di Nazareth, che, oltre tutto, ha detto a chiare lettere e senza alcuna superbia di essere il figlio di Dio ??
     Ho scritto queste cose perché, di fronte ai tanti che irridono la possibilità che Dio esista e si sia fatto uomo, ho sentito il dovere di affermarlo, e non in base a mere petizioni di principio o di fede (nel che si sostanziano la maggior parte delle incredulità), ma in base a semplici argomentazioni logiche, che possono essere confutate solo in un modo: ritenendo che esista il solo divenire, e che l'essere... non esista. Cioè che NULLA ESISTA, come asseriva un famoso sofista di nome GORGIA.

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