Scritta da: Giuseppe Freda
Tutti i misteri del mondo si riassumono in un unico, grande mistero: l'incredibile mistero del Tempo, che contro ogni logica ed ogni speranza ci costringe a separare ciò che esiste da ciò che ancora o più non esiste.
Composta lunedì 1 aprile 2013

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    Scritta da: Giuseppe Freda
    Dedica:
    Alla speranza che l'umanità possa un giorno aprire i suoi occhi sull'infinito, e far cadere l'atroce maschera dell'Universo.

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    postato da , il
    Ehm... io direi che non contano né i mezzi, né i fini, ma la sostanza di ciò che viene fatto o comunicato.
         I fini di chi parla o agisce ci sono ignoti; i mezzi (quando intesi alla sollecitazione emotiva come strumento di convincimento) possono indurci al sospetto; ma i fatti e i concetti, nudi e crudi, cioè la sostanza delle cose, è l'unica vera cartina di tornasole cui prestare la massima attenzione.
         Nell'azione di Robin Hood c'è una rapina al fisco di re John Lackland (fatto illegale) con successiva donazione al popolo di ciò che era stato oggetto di una rapina legale. Venendo la donazione (successiva alla rapina illegale) a configurarsi come restituzione del maltolto a mezzo di rapina legale, non mi pare possano esservi dubbi su chi assolvere e chi condannare...
         Quanto poi agli onesti ed ottusi bacchettoni, è mia opinione personale che l'onestà, quella vera, si accompagni molto difficilmente ai bacchettoni; e che comunque faccia letteralmente a pugni con l'ottusità, notoriamente soggetta ad ingannarsi ed essere tratta in inganno.  Anche su ciò che è onesto e ciò che non lo è.
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    postato da bluedeep, il
    Dunque, giacchè i fini del retore sono inconoscibili, ci si deve concentrare sui mezzi ma, salvo la possibilità in cui siano onesti sia i mezzi che i fini, tutto gioca contro l' onestà. Se, infatti, solo i mezzi fossero onesti, o solo i fini, o, infine, né gli uni ne gli altri, ebbene, sempre si fabbricherebbe disonestà.
    Mi sento d' accordo con questo pensiero.
    I fini non giustificano i mezzi.
    Rimane da chiarire dove sia possibile porre l' onestà del ladro vero, di quello che non ha alcun senso di colpa verso le azioni che persegue ( vedi anche (Robin Hood), o dell' onesto ottuso bacchettone.
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    postato da , il
    Le cose giuste possono essere dette (ma sopra tutto fatte) senza far uso dell'arte retorica. L'onestà e la logica sono più che sufficienti. Ne abbiamo avuto un esempio fulgido, qui in Italia, in Sandro Pertini: uomo dai modi semplici e ruvidi, del tutto scevri dall'intento di convincere alcuno, che ciò malgrado si è posto e si pone, nel cuore degli italiani, infinitamente al di sopra dei suoi successori.
        Un altro grande esempio di onestà e di logica sono le scoperte scientifiche (quelle confermate dall'esperienza, non le mere teorie scientifiche prive di riscontro sperimentale): convincono tutti senza bisogno di sofistica o retorica alcuna.
         D'altra parte, i fini sono propri di chi li persegue, e nessuno può, dalle parole di altri, comprendere se il fine di lui sia o meno onesto. Chi osserva dall'esterno può solo giudicare se il mezzo utilizzato sia onesto o disonesto. Orbene, a mio avviso tutti i mezzi che, per produrre il convincimento, sollecitano l'emotività e non la razionalità delle persone, sono in sé disonesti. E, a dispetto di quanto ne pensasse Machiavelli,  un eventuale fine onesto non giustifica mezzi disonesti.
         Viviamo purtroppo, però, in un'epoca di "persuasori", che innanzi tutto tendono a persuaderci di essere persone oneste; salvo poi ritrovarci a scoprire, ricorrentemente ed immancabilmente, le loro squallide magagne.
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    postato da bluedeep, il
    L' arte della retorica non è, tuttavia, negativa sempre e comunque , lo è quando la motivazione del raffinato tentativo di convincimento è disonesto o mosso dalla sola pretesa di voler " ingannare" l' altro, di voler vincere sull' altro, credendo in questo modo di porsi su un livello intellettuale più alto.
    La ricchezza interiore differenzia questo tipo di retore da quello, il cui fine è onesto. Anche per questo, oggigiorno i vincenti , i forti, ovvero i disonesti vengono acclamati ed osannati, perché le loro azioni fanno vibrare in chi li osserva , chi li ascolta, qualcosa che, evidentemente possiedono.
    Saper vedere l' onestà dei fini di un retore. E' questo il vero problema di questi giorni, giorni in cui i fini vengono sempre più scambiati con i mezzi.
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    postato da , il
    I nostri occhi sono velati: non vediamo distintamente la realtà, né quella esterna a noi, né soprattutto la nostra stessa realtà. Ciascuno poi ha un davanti agli occhi un velo, un filtro tutto suo... Presupposta l'onestà di ciascuno (e si tratta di un presupposto per nulla scontato), la differenza di opinioni, la difficoltà di comunicarle, e la stessa diversità dei fini e dei "sogni" (i fini e i sogni sbagliati sono sempre il portato di distorte visuali della realtà) si spiegano, secondo me, proprio con queste considerazioni.
         Il presupposto dell'onestà, per inciso, era del tutto assente in personaggi come Protagora o Gorgia, il cui fine non era (per loro stessa ammissione) la ricerca della verità, ma il convincimento degli interlocutori, a costo di qualsiasi artificio sofistico. Il mondo di oggi, votato all'apparire ed all'avere piuttosto che all'essere, trova in costoro, ed in tutti i sofisti e retori che li hanno seguiti, i propri degni ed acclamati maestri.

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