"Sai" - mi disse - "mi fido di te!". Restai immobile per una manciata di secondi e replicai: "davvero?". "Certo" - rispose -"'perché sei così semplice che la verità è in ogni tuo gesto". E le nostre labbra si parlarono.
"Piango" - mi dici. "Perché piangi?" - ti chiedo. "Perché ci sei tu" - rispondi. Allora, mi soffermo ed è silenzio. Temo di essere la tua tristezza e questa paura disegna il mio volto. Ma tu (che mi capisci già) ridi, di colpo, a crepapelle. E mi abbracci più forte che forte. "Piango" - sussurri - "perché sei ciò che pensavo non esistesse".
Era di quelle che, forse, non aveva mai conosciuto l'amore o lo aveva conosciuto in un tempo remoto. E non ci sperava più. E non ci credeva più. Eppure, arrivò. Perché l'amore non aspetta l'invito e non ha un tempo. Era amore vero, quell'amore che di più non può essere. E fa mancare il respiro. Quell'amore che non merita l'attesa o il dubbio perché è così leale che accade raramente. Forse, una sola volta. E l'attesa o il dubbio diventano un punto interrogativo immeritato. Pure precipizio. Perché l'amore folle diventa subito voglia di essere casa.
Bisogna stringere gli affetti più veri e autentici. Bisogna prendersene, davvero, cura. Bisogna donare rispetto a se stessi e a chi sa stare vicino col cuore genuino. Bisogna donarsi valore senza cadere nell'inganno che sia la cartapesta (o il luccichio) a poterne donare. Bisogna liberarsi di farse e di gioghi. Per non essere sempre e solo un boccone. Bisogna educarsi, amandosi veramente. Per non riempirsi di niente. O svuotarsi di tutto.
Pierre è un cacciatore di arcobaleni. Uno di quelli che a 60 anni riesce ancora a sognare a colori. Uno di quelli che non lo smuovi perché sta lì a rovistare nel giallo, nel rosso, nel verde, nell'arancione, nel viola, nel blu, nell'indaco. Dice che gli arcobaleni bisognerebbe adottarli: "ognuno dovrebbe averne uno, sì. Un arcobaleno tu, uno lei, uno lui e uno voi. Eccoci!". Sta lì, con gli occhi sgranati, a cacciare arcobaleni mentre ripete a chiunque lo conosca: "gocce di acqua disperse nell'aria e luce solare dipingono questa meraviglia a colori e il cielo è in parte scuro per le nuvole di pioggia". D'un tratto, si illuminano i suoi occhi e inizia a urlare: "venite con me. Andiamo a cacciare gli arcobaleni. Fidatevi! Ne troveremo prima uno, poi due e pure tre o magari quattro. Venite e non credetemi pazzo. Esistono gli arcobaleni. Esistono. Esistono". E così scompare in quella pioggia/nebbia/giornata uggiosa con i colori speranzosi di un arcobaleno.
"Volersi bene - riuscire a volersi bene - non è affatto naturale o scontato. Non è il" ti voglio bene "laccato di niente, quello più diffuso e comodo. Ti voglio bene ha un'anima: arriva così forte che si sente l'abbraccio pieno... sì tutto.
È che certe strade non si incrociano prima. È che certe emozioni non accadono prima. È che, però, arriva quel respiro: riempie di ossigeno e ci si riconosce. E, allora, ci si bacia già con un "ciao!". E si capisce che è, comunque, meraviglioso potersi guardare negli occhi e fare all'amore pure così. Nonostante tutto.
Ci sono voli che non prenderesti mai e treni che perderesti sempre. E ti convinci sia meglio. Però, poi, un recondito chissà ti spinge dentro proprio quando ti rendi conto di non poter più salire a bordo.
Guardiamoci negli occhi e prendiamoci a calci. Troviamo - almeno - il coraggio di riconoscerci, di fare i forti contro la viltà e non con chi sogna ed è più in là: lasciamo perdere i bambini, gli uomini indifesi. E smettiamola di sguazzare nel bisogno, di divorarci le carni per un osso, di lasciar cadere centesimi per spettacolarizzare la miseria. Sfuggiamo, pure, a qualche fesseria mediatica senza travestirci da soccorritori. Smettiamola di fare per non fare e di simulare equilibri e di nasconderci quando non possiamo illudere e finiamola con questa cazzata del domani, del futuro, perché è tutto oggi. Abbassiamo le pistole, togliamo le volpi dal collo, allentiamo il nodo della cravatta: ricordiamoci che siamo nati tutti dalla stessa vagina e dovremmo nutrirci o ci nutriamo per espellere le scorie dallo stesso deretano. Togliamoci la spocchia del bene e del male e ricominciamo a respirare ché questo non è un palco e non c'è proscenio da conquistare. Impariamo a volare.