Esperienze


Scritto da: Raffaella Frese
in Diario (Esperienze)
Mi pongo sempre tantissime domande. A molte di loro non vi sono spiegazioni, non comprendo perché il mondo debba essere sempre in guerra. Ostinarsi a incalzare vendetta e onnipotenza. Non comprendo perché siamo sempre delusi dagli altri. A cosa servono tutte queste incomprensioni? Tutte queste paure, ansie, dolori, frustrazioni e distruzioni. Perché non trasformiamo i nostri gesti negativi in azioni positive? Con un piccolo gesto d'amore Tutto può cambiare. L'amore può spazzare i rancori, le vecchie ferite, ma per orgoglio tanta gente non riesce proprio a non voltarsi indietro, mettere una pietra sul passato e aprire il cuore. E così, tutto macera nel disordine delle nostre delusioni, perché non riusciamo a comprendere il significato della vita. Essa è un dono, non è un'ascia che amputa e impera, ma è un seme che ristora. Spero che un giorno tutto questo possa cessare! E che tante vite innocenti siano risparmiate! Dalla tortura fisica oppure psicologica. Spero solo che un giorno ognuno di noi si renda conto che a nulla vale fare del male ad altri, a nulla vale infierire dolore, a nulla vale rosicarsi l'anima per poi dannarsi la vita. Tutto sarebbe più semplice se tutti sapessimo ascoltare ciò che altri vorrebbero dire e avrebbero da dire, senza attaccare, senza giudicare, senza infierire, semplicemente capendo. Perché con l'amore tutto sarebbe ancora e più semplice e meraviglioso.
Composto mercoledì 19 gennaio 2000
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    in Diario (Esperienze)
    Da quando la sensibilità da pregio è diventata un difetto, costringe le persone a vergognarsi perfino delle loro lacrime. Quasi che provare sentimenti, esternarli, sia diventata l'eccezione e non la regola. Come se godere delle disgrazie altrui, dileggiarle, facesse di noi tutti dei fighi della madonna. Sarò vecchio stile, ma a me piace ancora commuovermi. Sarò fuorimoda, ma preferisco riuscire a soffrire per un dolore autentico, che avere le lacrime agli occhi per una risata di plastica. Le corazze vanno bene, ma le carezze sono meglio.
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      Scritto da: angela1973
      in Diario (Esperienze)
      Un dì mi svegliai e vidi dalla finestra del mio soggiorno un bellissimo panorama: un immenso prato verde ove c'era un ruscello trasparente come l'acqua; un'immensa quercia con delle foglie che sembrano le mani di un bambino appena nato; un immenso cielo azzurro; tante case dove in ciascuna di essa ci è il vissuto di ogni persona; le strade bagnate poiché vi è stata la pioggia. Io penso tutto ciò è divino.
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        Scritto da: Violetta Serreli
        in Diario (Esperienze)
        Quando voi abbinate la conoscenza delle tecniche di giornalismo alle tecniche della psicologia, create un'autentica arma di distruzione di massa, perché riesce a manipolare le masse senza che se ne rendano conto e provocano a breve termine degli effetti devastanti sulla verità. A lungo periodo creano idee e stereotipi difficilmente estirpabili. Oggi un esempio per far capire come funzionano i media è la piramide dell'informazione. Le notizie non sono tutte uguali. Se una notizia viene data da un grande media ha un peso molto diverso che se viene data da un giornale locale o da un sito conosciuto. Un po' perché c'è la credibilità di un'istituzione, ma non è solo questa. I giornalisti, la maggior parte, hanno un atteggiamento tendenzialmente conformista. Sono pochi quelli che pensano con la propria testa. Tendono invece a replicare quella che ritengono l'opinione condivisa o legittima istituzionale. Questo provoca un effetto a cascata. Più il media è importante più tutti gli altri diranno la stessa notizia. Prendete ciò che è successo con l'influenza aviaria, la guerra in Iraq... Questo è pericolosissimo perché la nostra percezione è falsata e deviata. Alla fonte si gioca con la buona fede di chi ascolta. L'effetto a lungo termine è che a forza di manipolare le masse, queste arriveranno a non credere più alle istituzioni, si formano movimenti di protesta che possono essere gestiti in modo virtuoso e rigenerare la democrazia, ma possono anche essere gestiti da persone credibili che possono invece diventare dittatori. È ciò che è successo con Hitler. Per fortuna al giorno d'oggi, sta rinascendo il desiderio di democrazia, e molti - sempre di più - sfidano la comunicazione tradizionale per informarsi attraverso canali meno conosciuti. Questo può portare a una vera rivoluzione. Vale per la politica, per la religione. Chi crede ciecamente nei dogmi non ammetterà mai una verità diversa da quella conosciuta, neppure davanti a prove schiaccianti. I media preferiscono assecondare le ipotesi radicate nell'opinione pubblica, pur di non lasciarle gli strumenti per poter valutare indipendentemente ciò che accade.
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          in Diario (Esperienze)
          Occorre tempo. Quando qualcosa ce lo dice chiaro... non sempre ne abbiamo.
          Tempo per ricordare, lasciando che le immagini sorgano senza fretta. Tempo per decidere, senza dover fare qualcosa per forza. Tempo da spendere, caro come costa, tempo da sprecare, poco che ne abbiamo. Tempo per aspettare, senza sbuffare, smaniare. Ci accompagna qualcuno a passo lento, e forza aspettiamolo. Occorre tempo per vivere, ma anche per morire. Tempo per pensare al tempo, quello sprecato, quello che non torna, che ancora resta. Se il tempo fosse tutto-il-tempo, non ne parleremmo, si dice. Ma chi l'ha detto. Forse che qualcuno ne ha esperienza? Il tempo che conosciamo è sempre andato. È sempre tardi. A volte troppo. A volte il tempo è proprio nato dopo.
          Occorre tempo, comunque. E il tempo non c'è modo di produrlo. Possiamo misurarlo, inconsciamente lo possiamo estendere e comprimere. Su un letto, quel giorno, lo abbiamo perfino fermato, con le tende che vibravano nel pomeriggio estivo, con la sua pelle luminosa accanto.
          E poi possiamo perderlo, sprecarlo, accartocciarlo come fosse carta di giornale, gettarlo, neppure differenziarlo, il tempo. Quello che poi, quando ti serve, daresti ciò che hai per un minuto ancora, uno soltanto: "Non andare via, aspetta, un momento soltanto..."
          Tempo per dire le parole che, senza tempo, non dirai. Tempo per ascoltare le parole, le frasi che non hai detto ancora, che se non c'è più tempo non pronuncerai mai. Le parole che non hai detto quando c'eri, quelle che poi... quando sei andata via... Quelle che anche se ci fosse stato tempo, non avresti detto mai. Ma allora a che ti serve il tempo? Stavo sperando, e per sperare servono giorni, anni.
          Il tempo per pensare al tempo, c'è anche lui. Tempo che sembra sprecato, ma non è così. Il tempo quando pensi si siede per strada, il mento sulle palme delle mani, i gomiti sulle ginocchia. Solo in quel momento è inerte, vinto. Quasi ne gode, per qualche istante anche lui senza tempo, senza appuntamento. Ci sorride. Almeno fino a quando non ci rimettiamo in marcia, e lui dev'essere più veloce, deve precederci sempre. Essere sempre in tempo, far essere sempre noi in ritardo.
          Tempo non ce n'è, e quando ce n'è troppo ci innervosiamo. Quando c'è una coda, quando c'è una fila. "Ma dove devi andare?" "Sono in ritardo!" Là davanti c'è solo quell'appuntamento, hai così fretta di arrivarci? "Ah... no... ma...". Appunto.
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