Pensieri


Scritto da: Laura Lapietra
in Diario (Pensieri)
Rizoma Di Rinascenza

Movimento tellurico
nel cuore,
marea di negative
foschie torve,
moviole rarefatte
a intermittenza nell'anima,
copiose lacrime sorde cristallizzate,
polline gridellino
nel vento di bufera,
petali di fiori innocenti
strappati dispersi
sul terreno mescidato
con zolfo,
steli spezzati con mano
unta di bile guizzante,
ricordi schiaffeggiati
dal baleno del dolore
sull'altalena della
mia vita!
Ma a che serve il lamento
se lo ascolto solo io?
A che serve piangere
se lo ascolto solo io?
A che serve stare male
per soffrire di più?
Alzerò lo sguardo
verso il futuro
e ricomincerò da capo!
Nel ruggito del nuovo io
riflesso nel cercare
la mia vita vergine
nel rinascere
su policromi arcobaleni
di rugiada sfavillante,
che vale più
di questo salto nella fossa dove i leoni del duolo
non aspettano altro
che divorarmi boccheggiante!
Mi alzerò dal suolo di zolle,
mi asciugerò il viso
con raggi di stelle
e accosterò la mia figura
a unguenti ai fiori di bach.
E volitiva uscirò
dalle parentesi
che mi sostano
legandomi al nodo
del tempo annientandole,
abbraccerò giulivo
il domani come
se fosse la prima volta
e rincorrerò la mia essenza, che vale più
della mia assenza
in questa astratta sospensione del mio essere
che imprigiona solo
la mia volontà
di rinnovare il mio fato in
rizoma di rinascenza.
Composto sabato 29 gennaio 2022
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    Scritto da: Gabriella Stigliano
    in Diario (Pensieri)
    Dove erano prima i bambini?
    Da dove provengono?
    Vengono da un luogo del non essere,
    dove tutto è assopito, silenzioso, tranquillo,
    un luogo dove fa sempre caldo,
    perché loro vengono da noi nudi e piangenti,
    perché, forse, il rumore del mondo
    può dar fastidio e, poi, vi è una luce
    troppo forte la mattina,
    preferiscono le ore di luce
    del pomeriggio.
    Il posto da cui arrivano è un luogo
    dove il tempo non è rettilineo,
    ma circolare,
    dove si è sempre sazi,
    dove si sale sugli alberi e si parla
    con gli elfi e con il resto delle creature
    dell'immaginario.
    È un luogo dove di notte
    si accendono candele dalle case
    fino al mare, per poi rimanere sulla spiaggia
    a guardare le stelle e ad ascoltare il mare.
    Da dove vengono i bambini
    non esiste la paura,
    questa comincia quando dopo un po'
    di tempo entrano nella nuova casa.
    Prima cantavano almeno un'ora
    al giorno, poi, il loro canto si trasforma in pianto,
    avendo perso il loro luogo d'incanto.
    Ci sono similitudini nel mondo reale con il loro mondo,
    ma se ne accorgono pian piano.
    Lì avevano già la conoscenza, mentre qui
    dovranno impiegare tutta la vita
    a conoscere le cose e soprattutto
    a conoscere se stessi; a volte, bisogna
    accumulare più tessere possibili
    per assemblarle e vedere se s'incastrano,
    altre volte, è meglio non ricercare tessere,
    ma essere una tessera che vive
    e lasciare che avvengano le cose,
    inclusa una eventuale reazione.
    Da dove vengono i bambini il gioco
    non conosce competizione,
    il gioco più bello è prendersi per mano, riuscire
    a contare ad occhi chiusi fino a cento,
    nel cerchio fatto di mani e silenzio,
    senza il timore di un incauto scherzo.
    Lì incontri animali docili e lucciole che ti fanno luce
    prima di dormire.
    Lì non vive la rabbia, lì non vive l'astuzia,
    lì si scelgono i colori per dipingere le case
    e si disegnano le ali, quando si ha voglia di volare,
    lì però c'è un sentiero dove non crescono i fiori,
    dove passa qualche gatto
    e ci sono soltanto piante di ortica
    e un vecchio masso,
    che nasconde una porta segreta.
    Se si apre la porta si viene risucchiati
    in una luce diversa, si perde la memoria
    e si cresce per diventare adulti, commettendo errori,
    entrando dentro ruoli, regole, provando dolore,
    scoprendo l'amore sotto una forma
    molteplice e misteriosa,
    differente dall'amore che si conosceva prima di arrivare qui.
    In questo nuovo mondo, però si portano almeno i sogni,
    che senza volere ricordano il luogo precedente
    e s'incontrano bambini incontrati già.
    Qui si va in avanti, l'importante è andare dritto,
    facendo fatica a saltare gli ostacoli,
    ma c'è anche chi vuole andare in alto
    e prende scorciatoie o ascensori
    per andare in verticale ai piani più alti, con gli inganni,
    le menzogne, le maschere, le strategie e le catene occulte.
    Meglio andare in orizzontale, è più vero, ma faticato,
    più sano e vicino al passo circolare del luogo
    dove erano prima i bambini,
    perché, a volte, anche se si va in avanti,
    ritornano cose passate sul percorso,
    bisogna saperle guardare e poi continuare dritto.
    Alla fine del tragitto, forse, si viene catapultati
    di nuovo nel luogo dove provengono i bambini
    e si dimenticano tutte le ferite.
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      Scritto da: Gabriella Stigliano
      in Diario (Pensieri)
      Toc toc!
      - "Chi è".
      - "Sono la Vita!"
      - "Non ti aspettavo, mi dispiace, devo uscire, per il momento passo!"
      - "Va bene!" Disse la vita, rimanendo incredula e un po' rammaricata.
      Toc toc!
      - "Chi è?"
      - "Sono la Morte."
      - "Ma non aspettavo nemmeno te, ora no, ora è presto".
      La Morte rispose stranita dicendo: "Ma la Vita mi ha detto
      che, passando di qua ha bussato, ma non aspettavi lei
      e quindi ho pensato di arrivare io a fare un salto e a portarti con me
      a fare un misterioso viaggio, per giungere in un luogo sconosciuto
      e silenzioso".
      "No, grazie", risposi "Al momento ho da fare, sto per andare a teatro, perché lì la vita si maschera e puoi guardarla da un posto nascosto e lontano, oppure puoi salire sul palco e parlare senza paura di quello che senti più vero! Una finzione nella vita, una morte inscenata ed enfatizzata.
      Il teatro può tutto, può far arrivare un pensiero anche a chi crede di avere ogni risposta nel palmo della sua mano, può far arrivare la tua voce al pubblico, come un sussurro o come un boato, può fare i conti con un dolore passato.
      A teatro puoi improvvisare, puoi anche sbagliare, le prove si fanno, ma non promettono una perfetta esibizione, a teatro puoi parlare apertamente d'amore e alzare lo sguardo senza vergogna, l'amore a teatro è raccontato come una coppia di amanti che sogna, che le stelle hanno disegnato; l'amore è uno spettacolo sempre vero, anche se viene recitato.
      A teatro i sogni sono messi in primo piano sotto i riflettori e nell'ombra rimangono quei sogni, che hanno preferito restare in segreto negli occhi degli attori.
      A teatro tutto è sospeso, si recita, si piange e si scherza, si indossano i costumi di una marionetta, si aspetta l'applauso dopo la scena dell'ultimo atto e nei monologhi una verità si confessa.
      Poi, cala il sipario e la magia scompare, e la Vita e la Morte s'incontrano, si guardano e per un istante vanno d'accordo, poi, con un cenno si salutano e ognuno torna al proprio posto.
      Che ne dici Morte, vuoi aspettare di incontrare la Vita alla fine dello spettacolo teatrale? Ci saranno sorrisi e lacrime. Va beh, ti lascio pensare!".
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        Scritto da: Jean-Paul Malfatti
        in Diario (Pensieri)
        Don't give a second chance to someone who shot at you and didn't hit you. Be aware that there are always those who don't usually miss the target more than once.
        Non dare una seconda possibilità a qualcuno che ti ha sparato e non ti ha colpito. Tieni conto che ci sono sempre quelli che di solito non sbagliano mira più di una volta.
        Composto venerdì 28 gennaio 2022
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