Scritto da: Ilaria Sansò
Quant'è brutto leggere certe parti di conversazione da tirare fuori anche dalla propria memoria.
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Quant'è brutto leggere certe parti di conversazione da tirare fuori anche dalla propria memoria.
Esiste il rumore bianco, come il dolore. I miei: entrambi esistenti in me.
Mi sono tagliata senza consapevolezza preparando la cena ed ho sentito il male che m'hai fatto tu: quello d'averlo fatto consapevolmente. Il taglietto si faceva sentire con tutto il suo dolore e bruciore.
In un anno quanti cambiamenti senza alcune determinate persone. E a stento ci crediamo.
Più che aver trovato la sensibilità, è stata lei a trovare me. Mi ha chiesto se mi andasse bene addosso come un vestito lungo e voluminoso e le ho detto di sì - dovevo, evidentemente, crescere come donna sensibile.
Cerchiamo qualcosa che ci rappresenti negli altri.
Meritiamo di non nascondere il dolore e di confessarlo solo se avessimo il bisogno di farlo con chi ci sa davvero ascoltare senza sentenziare mai. Meritiamo di far scorrere il male con chi provoca in noi la stessa scossa d'anima per recepirlo. Meritiamo di non tacere sempre, ma di farci sentire. Di far sentire le nostre mancanze che son troppo strette. Non c'è niente di speciale, se non noi. Meritiamo di paragonare quel qualcuno alla nostra vita piena d'amore e di purezza. Meritiamo di cercare dentro ai vuoti che hanno lasciato determinate persone per riempirci di quello che possiamo e sappiamo dare. Ancora, ancora e sempre di più.
I buchi allo stomaco mi restano giorni interi quando sogno persone che mi mancano.
Abbiamo perso la pazienza di un tempo. Adesso piuttosto che stare in silenzio, cerchiamo di reagire. Ci piace così tanto difendere - proteggere - ciò che è nostro (e dico nostro) che catapultiamo tutto per di non farlo toccare. Non tutte le mani hanno sensibilità.
È che le storie degli altri le sento pure un po' mie. Ed ascoltare è uno dei verbi che tanto amo sin da piccola, oltre "vedere" e "amare".