Aspetto le cose che scappano e son diventata regina degli spiragli, a dialogare con i silenzi che fan posto a parole, sempre troppo poche e lasciate a metà, tra il "vorrei sentirmi dire" ed il "vorrei che mi dicessi". Sorseggio gli attimi e saltello sul ricordo della tua voce e nulla è dimenticato e tutto è nostalgico quando lambisce le ciglia, lasciando l'umido delle emozioni forti che ristagnano in tutti gli angoli delle leggerezze. Ti cercherò in un altro tempo, così futuro da fare impallidire qualsiasi presente e sarà sfida per i passati e questi stessi, insieme, non vorrei avessero epoca o memoria, ma lascerebbero sulle nostre mani il creato dello sconosciuto, l'impalpabile cielo che sconfina, le piogge mute che si inchinano con i loro aghi che esigono pelle ed il bagnato sui crinali dove sorgono i polmoni, quando i tuoi palmi in pretesa d'aria, trovandola sui seni, masticherebbero fiati. Averne sempre fame. Non diminuire la stretta. Solfeggio tra le labbra nei toni cadenzati, tra il blu ed il porpora e l'effettivo pervinca. Ci sei quando t'invoco così?
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