Scritto da: dantino
in Diario (Sentimenti)
Vivo nel mio ultimo cuore di un amore infantile, a tratti incontrollabile, a tratti dolce, nel mio ultimo cuore dimenticato.
Commenta
Vivo nel mio ultimo cuore di un amore infantile, a tratti incontrollabile, a tratti dolce, nel mio ultimo cuore dimenticato.
Mi riprendo per mano. Il mio cammino non finisce negli angoli bui della mia coscienza, ho ancora tanto disordine da imparare.
Piove sui pochi tetti consumati, delle infelici genti oggi so poco, son chiuso nei pensieri, ascolto il misero sconforto come identiche altre notti di silenzio. Uscirò fuori a consolarmi. La pioggia è capace di momenti, circonda di fiori le speranze.
Finanche il mio respiro mi è di tormento.
Vivo dell'inquietudine che l'empatia affama, e se piango non lo faccio apposta. "Anche oggi ti sei fatto riconoscere" disse mia moglie, accusandomi di "debolezza". All'uomo non si concede il pianto... io non piango per me, piango per voi.
Diedi per amore acqua ai morti fino a privarmi di quell'ultima goccia che mi avrebbe ridato fiducia e coraggio.
Quanto ancor dovrò morir prima d'avere vita? E quest'ansia d'infinito che il cuor infuoca d'anima inquieta?
Mi rifiutai di imparare a suonare il flauto e dirottai fin da piccolo le mie attenzioni sulla chitarra. Non avrei mai pensato di quanti piccoli topi invidiosi avrei trovato a circondarmi.
E se quel Dio che a volte nomino e che a volte supplico, quel Dio che non esiste, cominciasse a nascere facendosi amore in questo mondo di disobbedienti, logoro, di quella malattia umana di egoismo.
Se quel Dio nascesse, non potrebbe che piangere ed arrabbiarsi e mordersi le mani e piangere e mordersi le mani e strapparsi le carni. Se quel Dio che non esiste, esistesse, darei la mia inutile e vana vita, in cambio del sorriso di chi soffre.
Avrei bisogno di innamorarmi, ma c'è così tanta crisi spirituale in questa moltitudine di principianti dell'amore, che tutto, anche l'amicizia mi riesce difficile.