Scritta da: Michelangelo (Milo) Da Pisa
Sei la mia più atroce incertezza, la mia più ingovernabile paura, la mia più dolce incoerenza.
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Sei la mia più atroce incertezza, la mia più ingovernabile paura, la mia più dolce incoerenza.
Non ti ho dimenticato. Mai. Ti ho semplicemente riposto in qualche centimetro quadrato del mio animo dove i miei desideri potessero spiarti senza esser visti, sussurrarti eternità senza poter essere ascoltati.
Circumnavigherò tutte le tue paure per approdare nelle acque calme dei tuoi silenzi.
Domani ti amai, ieri ti amerò, perché in qualsiasi centimetro di tempo io ci sarò.
La chiamo destinofobia la paura di un domani senza te.
- Lo sai che bastano dieci secondi di abbracci per abbassare la pressione sanguigna e far alzare il livello di ossitocina?
- Davvero? Chi l'ha detto? Cos'è l'ossitocina?
- Non lo so, non me ne importa nulla, abbracciami.
Non voglio essere ripetitivo, ma anche oggi mi sei mancata.
Che strana coincidenza, sei esattamente tutto quello che non ho, sai incastrarti perfettamente sotto la mia pelle, sei la parte più vera di me, ecco perché fai così maledettamente male.
I tuoi sono stati i primi occhi a perdersi nei miei, quando mi sbucciavo le ginocchia c'eri tu a curarmi con sorrisi e carezze, mi hai visto piangere, sorridere, cadere cento volte e cento volte rialzarmi. Eri al mio fianco a sorseggiare dei miei traguardi ed eri con me nella polvere dei miei fallimenti. Ora passo la mia mano tra i tuoi capelli bianchi e sorreggo il tuo corpo stanco e mi ritrovo ancora a perdermi nei tuoi occhi, a dirti che ci sono.
Il tramonto che ti colorava le guance di un rosso pulsante, un maestrale che agitava un inquieto mare biondo, il verde acceso dei tuoi occhi. Una raffinata scelta cromatica, pensai. Era quasi sindrome di Stendhal.