Scritta da: Fily Russo
in Poesie (Poesie d'amore)
Abbiamo fame d'amore,
di mani che ci tengano
e di braccia che ci stringano.
Abbiamo bisogno l'uno dell'altro.
Commenta
Abbiamo fame d'amore,
di mani che ci tengano
e di braccia che ci stringano.
Abbiamo bisogno l'uno dell'altro.
Sulla soglia
di un pensiero
Un ricordo
Un'immagine
Ad un passo dal cuore
Riaffiora
e scalpita
In un attimo
Mi sorride
Ancora.
Quando si faceva l'amore
era sempre una grande emozione.
L'adrenalina, gli sguardi
e tutto ciò che concerne il momento prima.
Lei all'inizio era sempre un po' impacciata
non insicura, ma si avvertiva un certo imbarazzo
poi si lasciava andare
a me piaceva quell'aria un po' da bambina.
Quando lei faceva l'amore
faceva l'amore e s'avvertiva.
Quando lei faceva l'amore
io ero distratto.
Una sera andammo a cena,
una sera comune
senza infamia e senza lodi.
Cosa prendemmo?
Bravo chi se lo ricorda.
Ricordo solo che bevvi due birre
tutto qua.
Finito di mangiare
andammo nella nostra alcova.
La spogliai.
Mi spogliai.
Il resto andò da sé.
Quella sera mi sentii strano.
Sentivo una sorta di torpore venire da dentro
un calore, che mi bruciava il petto.
All'inizio ebbi paura d'un malore
ma non lo detti a vedere.
Continuai come sempre.
Come ogni volta.
Ma nel petto il calore si faceva sempre più grande
e si espandeva come un incendio in una foresta di alberi secchi.
Poi capì.
Quella sera la volli bene come non mai.
Quella sera ci feci l'amore.
Ci ricomponemmo.
Lei disse che era stato diverso.
Le era piaciuto
e che avrei dovuto bere più spesso la birra prima di farlo,
poi si voltò sul fianco e mi diede le spalle.
L'abbracciai e la tenni stretta tra le mie braccia.
La baciai non so quante volte il capo.
L'amai.
Quella sera l'amai come non mai.
La strinsi forte forte a me
per paura che andasse via.
Quella sera l'amai.
Ci vollero due birre per capirlo.
Gli amori di carta bruciano
e s'accartocciano
come pagine nel fuoco.
Vorrei vedermi vivere
tra le righe di una tua poesia
e poi
morirci dentro.
Tuonano i silenzi delle donne
dentro le loro ferite aperte
occhi di quercia piangono
le moribonde foglie
ombrate dalle nuvole
con le labbra ancora incerte.
Mi basterebbe un punto,
anche con la virgola,
per tenere ferme,
almeno per un attimo,
queste inutili parole.
Forse dovrei trattenerti
stringendo forte gli occhi
ma ti preferisco goccia
che m'accarezza
e cade.
Non riesco più a trovare il mio nome
l'ultima volta l'ho visto che teneva per mano mia madre
dev'essere stata quell'unica volta
che lei se n'è andata.
Mi senti fremere
Son sotto di te
E da lì non mi sposto
Mi hai avvolta tra le tue fronde
E non posso che cibarmi dei tuoi frutti
Cercando di mantenerti in vita dando acqua alle tue radici
Quasi fossi un piccolo animale
Mi hai accolta e cullata
Controllando che non cadessi
So che ti sradicheresti da terra pur di star con me
Spero un giorno di poterlo meritate
Spero un giorno di poter affrontare la vita con te
Per ora tua
Con la speranza di un per sempre.