Scritta da: Luca Vicentini
in Poesie (Poesie d'amore)
Ora che non sei più
la mia carezza tra i capelli
sento rumoreggiare i tuoi silenzi
tra rami di alberi muti
e tramonti feriti.
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Ora che non sei più
la mia carezza tra i capelli
sento rumoreggiare i tuoi silenzi
tra rami di alberi muti
e tramonti feriti.
Ho scelto te, perché non so.
Sei la boa che mi ha salvato
tra le onde del mare in tempesta
e trovato me.
Ho scelto te
perché è così che va la vita
una lacrima cade nel vaso
e germoglia una nuova rosa.
Ho scelto te
perché altrimenti ogni giorno
sarebbe stato un giorno qualunque.
L'amore un grande fuoco
che ti prende per gioco
è come una visione
che ti fa perdere la ragione,
sprigiona una rivoluzione
con molta passione.
L'amore un grande abbaglio
che ti toglie il bavaglio
mette in moto un travaglio
spesso ha bisogno di un taglio
ma questo è solo un dettaglio.
L'amore nato per caso
nel silenzio e nel chiasso
ti porta a spasso
con il suo passo
forse un po basso.
L'amore come un diadema
rompe il tuo schema
creando un problema
con un teorema ed un sistema
sotto forma di poema.
L'amore arriva come un treno
e disegna un arcobaleno
ti sembra un alieno
arriva in un baleno
volando sul terreno
eliminando dalla tua vita il veleno.
L'amore accidentale, occasionale
spesso cordiale, mai banale
fondamentale, forse bestiale
ma vitale, così fatale o ideale
ma certamente leale.
Ci sono amori che non muoiono,
regalano emozioni, sempre,
momenti che restano nella mente
impressi così,
parole che non puoi più pronunciare,
gesti che non farai più,
luoghi dove non andrai più,
ma tutto è lì, inciso nel cuore.
Nel mio mondo non sei più,
ma nel mio cuore rimarrai per sempre:
ogni momento ti rivivrò,
come dolce canto sempre ti ascolterò,
come padre mi guiderai,
chiuderò gli occhi
perché qui non sei,
chiuderò gli occhi
per vederti nel mio cuore.
Suggestionato dagli amori divento un
fabbro provetto, un girovago
con lo zucchero nel cuore un giramondo
che osserva il mondo da un oblò
quando gli altri mi chiamarono a partecipare
non mi sottrai alle responsabilità di padre.
L'estate era calda e volgeva al desio
s'infilò prepotente un chiaro fuoco autunnale
abbaglio la mia mente confusi il fuoco
dell'amore con quello delle canne fumanti
cucinammo fuori dalle cose e mangiammo piatti
ci fermarono all'alba di una plumbea mattina
e ci portarono dentro la torre espiatrice.
Uno sbaglio feroce un attimo di follia
ha piagato l'anima e reso insipida
la minestra che mangio ogni giorno
datemi un vagito di speranza e un
giglio in mano forse lo non ne sono
degno per continuare ad amare
i carri camminano davanti a me
carri resi antichi da lavori arcaici.
Ascoltare la tua voce
anche solo per un attimo
e ritorna l'ottimismo
mentre il sole tramonta
davanti ai miei occhi infuocati
mi sento un delfino, libera
mentre nuoto nell'amato mare
caro ad entrambi
che tanti versi ha ispirato
le mie lacrime si perdono nell'acqua
quasi a trovarne sollievo
e la luce variegata tra i toni rossi
riaccende la speranza.
Ho sfamato tante donne nella mia vita.
Ho lasciato morire di fame mia moglie
e mi sono degnato di uno sguardo quando
lei stava per vagare nelle insipide brughiere
e la sua mente cadeva dentro una soffice
nebbia.
Beata innocenza che ti allontana
anche senza volerlo da quel gioco
nel quale gli altri costretti sono a cadere
rimanere imprigionati in un sorriso
smorzato e ascoltare passi rassegnati
gli altri inseguono ombre e accarezzano
onde di una stagione turbolenta
forse solo a te è dato di sfiorare
un morbido amore.
Ti vorrei vicino stasera
non importa quanta strada dovrò fare
la dolcezza fa spazio alla voglia di te
oramai ho assaggiato il tuo fuoco
non ne posso fare a meno.
Fatico a prender sonno
brividi incontrollati attraversano il mio corpo
penso ancora ai vetri appannati della macchina
alla tua forza e passione nel prendermi
l'anima e il cuore.