Poesie di Angelo Michele Cozza

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La Mia Fuggente Vita

La mia fuggente vita
è come questo cielo
denso di nerocupe nubi
accresciute da rivoli di fumo
levatosi da illusioni;
come lago nella foschia
cintato vi appare talvolta
un sorgivo pozzo di sole.
Tra fiato e controfiato
giorni e anni la elidono
rigenerazioni interiori deluse
fanno valigie e svaniscono
senno e senso in vuoti gorghi
lontano se ne vanno via
dopo che un vento li scuote.
La mia fuggente vita
sta calando nel fosso:
senza sguardi né domani:
ecco già allenta le mani
dalla stretta di speranza e amore.
Al volante della sua penombra...
di oltre morte discute
con un Dio elusivo
e aberrante che non conosce;
costretta nel mio spazio di uomo
altro increato largo cerca
in un'orrenda assenza di luce.
Fuori del tempo, forse, vi sarà
un lucore senza ombre...
Angelo Michele Cozza
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    Sorvola e perlustra pure

    Sorvola e perlustra pure
    le creste i mari e le voragini
    del paesaggio dell'anima mia,
    come un libro aperto
    tu legga il fondo dei miei occhi
    sconosciuti, un sorriso si erga
    poi dalle cime dei tuoi pensieri
    se una dolcezza aerea li ispira.
    Ricreduta e rinfrancata
    porta via l'appartato tuo cuore
    dall'orlo del burrone del dubbio
    su cui sospettosa quasi sosti
    quando indugi tra opposte congetture,
    la rosa di un petardo di magia
    con il suo bagliore muti
    il segreto ritmo del tuo petto
    e lo confermi l'accento gioioso
    di implose tue accoste parole.
    È nell'istante ripetibile
    che ti illumini che io sono:
    è in quel frangente la piena
    che inonda languida e fluente
    l'ubertosa piana della speranza
    arsa che vuol rifiorire.
    Tornami un caldo brivido
    di vita risorgente!
    In quel frangente, in me
    rincuorato, un canto si diffonda
    come suono soave di campane
    in un consacrato giorno di festa.
    Esploderà sai una primavera
    dopo l'inverno che vita nega
    aspetterò che al primo sole
    la tua lontana mano esitante
    forte e sicura si stringa alla mia:
    al primo appuntamento
    come una farfalla tra fiori
    alla mia corolla prossima
    acceso il tuo sguardo io senta
    in cerca del suo bersaglio
    di polline e di linfa.
    Angelo Michele Cozza
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      Fotogrammi

      Malinconia e languori
      di arpe e viole morenti
      viali tappezzati di brune fronde
      nebbie cadenti e alberi spogli
      sgomenti di solitudine e sparizioni
      gemiti e trapassi silenti
      muto segue lo sguardo dell'essere
      da questa postazione in disfacimento.
      Logora e commette inclemente
      i suoi crimini il tempo
      rottami fra schiume i ricordi
      di giorni lieti fugaci passati.
      Non fuggiremo mai più dal gorgo:
      nei fumi e nei sogni dissolti
      riassunta tutta è la vita;
      cenere è oggi il fuoco che ci arse
      spennate e spezzate le ali dorate.
      Chi più ci abiterà
      se nessun polline
      giunge sul cuore e la gramigna
      colonizza le nostre zolle
      che fiorirà se tutto rabbrividisce
      e solo una primavera ci fu data!
      Nulla più ci ubriaca
      scomparso è ogni prurito ideale
      l'asfissia è completa
      trascinato dal volano degli anni
      stride e cigola un corpo
      sull'autostrada a senso unico
      dei giorni e delle notti.
      Angelo Michele Cozza
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        Me ne voglio andare in riva a un fiume

        Me ne voglio andare in riva a un fiume
        trovare una pozza, in un suo gorgo
        annegare il cuore e la vita
        trafitto dalle ire di un vento diaccio
        oltre le nebbie e le cime
        un'ultima volta puntare
        la falarica dello sguardo al vano immortale
        poi ancora sputare su ricordi e amore
        deturpare in eterno figure e visi...
        Me ne voglio andare in riva a un fiume
        come fronda arsa tombare nell'acqua
        sentire il risucchio prossimo del mare
        l'inutilità della luce e del sole
        restituire allo spazio e al tempo
        informi una vita che non chiesi.
        Quanta e quale viltà necessita
        per chiudere la rappresentazione
        annichilirsi dietro al sipario
        e confondersi col suo buio!
        Angelo Michele Cozza
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          Spiriti dell'aria, musichi e danzatori

          Spiriti dell'aria, musichi
          e danzatori, portatemi con voi
          nell'oltre cielo che risorge.
          Malato e svampato son di vita!
          Voi sapete di me, del mio cuore
          conoscete la storia dei miei anni
          l'autodafè del mio destino.
          Reo d'amore e di bene.
          Sono nella cella senza grate
          miasmi respiro e vivo
          tra le inclemenze del tempo.
          Orsù non lasciatemi ancorato
          nella rada del dolore
          tinte di pena son le vedute
          intorno, scurito è l'affresco
          di albe e di tramonti,
          dai giorni niuna luce brilla
          da un buio folto e ispessito.
          A che il respiro senza luce
          i colloqui con la mia ombra
          il polverio e il vocio dei ricordi
          or dolci o funerei e amari
          che si affoltano nella bufera?
          Non udite l'eco dei miei singulti
          tra valli e dirupi, le urla
          che s'alzano dalle latebre
          dell'anima mia nell'ora alta?
          Oh labbri eterei sussurrate
          il vostro invito mi giunga
          da un varco io spicchi un volo
          uno svolìo mi esponga alla luce
          un fremere di vita rifiorisca
          una esistenza che languisce;
          su un domani lieto ricada
          il mio sguardo: ancor sfrecci
          prima che rintombi su una croce.
          Angelo Michele Cozza
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            Or tu lo vedi anima mia

            Or tu lo vedi anima mia
            come veloci si schiudono
            e avvizziscono tra rovi
            i petali della vita
            come flutto alla riva
            va e viene il respiro
            come fra il tutto e il niente
            faccia spola la morte.
            Tu sai cosa è
            che si insinua
            tra la carne e le costole
            e si fa strada
            fino al cuore
            ed è più forte del dolore
            che sonda il vuoto del nulla!
            Su, vieni alla sagra
            del bene e della luce
            adornati e adduci il cuore
            non fingerti stanca
            esulta danza e canta:
            il biglietto di ingresso
            non è poi così caro
            costa solo un volo d'ali
            e pur senza domani
            ci allumerà un chiarore.
            Accompagnatrice del corpo
            batti le tue piume nell'aria
            eterea allietati e vibra d'amore
            discendi nell'essenza
            delle cose e vivi
            squarta brune e silenzi
            caricati di sorrisi e di sole!
            Pure la cicala all'imbrunire,
            sai, tra le erbe secche canta.
            Angelo Michele Cozza
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              Dov'è l'acqua chiara

              Dov'è l'acqua chiara che vidi passare
              sotto il silenzio del placido cielo
              i sogni che ebbi nelle notti felici
              l'amore che baci e carezze promise!
              Tutto vanisce nell'intervallo
              fra me e me, fugge il tempo
              affonda passati anni vissuti l'oblio
              si allungano ragne e fuliggine.
              Oh sabbia fine
              che scorri nella clessidra
              un me finito si consuma
              tra scorci di albe e di tramonti!
              Passo, vivo e sparirò
              senza aver visto tutto
              seguo il fiume della vita,
              come chiunque altro immerso
              mi adatto a sopravvivere
              anticipa la sonda dello sguardo
              acuto la mia penombra
              e nulla posso fare
              per interrompere il niente incipiente
              che vedo nel suo candore annerito.
              Senza luce nella luce, sub umbra,
              mi accorgo ancora di me
              tra straniamenti mi distendo
              addormentandomi vecchio e ansante
              nella mia ignoranza di sempre.
              Angelo Michele Cozza
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                Che ragione c'è di guardare ancora

                Che ragione c'è di guardare ancora
                il cielo il mare e le stelle
                di correre dietro restie illusioni
                e attizzare altro fuoco nel cuore.
                Si sbriciola e si accorcia la vita
                forse domani sarà tutto compiuto
                e non gireremo più intorno al nulla
                smidollato è già ogni desiderio
                rasa al suolo la speranza
                e niente e niente più voglio
                della schiuma che si è dissolta.
                Mi resta sì il respiro in salita
                il ricordo di qualche imbarco
                sull'arenata goletta dell'avvenire
                la conoscenza acuta della realtà
                da cui fui sorpreso e sconfitto
                quando una scintilla mi illuminò
                e l'animo in salute ammalò
                dell'incurabile morbo di vivere.
                Possiamo appena solo narrare
                deglutire davanti a blindate
                vetrine di sogni luccicanti,
                pensare di vedere e sentire
                ciò che da tanto non ci appartiene:
                giovinezza e amore.
                Che accade di visibile conforto
                oltre lo sgocciolio del tempo
                e il tedio del prima e del dopo
                il venir del vuoto compimento
                senza aver visto mai il pieno!
                Passano di gitto figure di seta
                sorrisi e fili di luce nello sguardo
                anteriore di me che ieri fui la sera
                spenti toni poi effonde l'arpa muta
                tra le grate della cella buia
                in cui sconto la mia condanna
                bramando condono di giorni futuri.
                Oh il sole irraggiunto... irraggiungibile
                che conserva il suo oro sorridente!
                Angelo Michele Cozza
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                  Nitori oscuri

                  Come acqua diretta al mare
                  dolente e esausta
                  pazza di sé al nulla
                  scorre la vita;
                  fuscello di anni seccati
                  si impiglia riemerge e fluisce
                  il relitto di essere in balia
                  delle furie e del tempo
                  ondeggia tra urti e gorghi
                  alla deriva vanno fecali
                  progetti e illusioni
                  desideri e pazzi voli.
                  Che abbiamo da guardare
                  attristati o sgomenti:
                  sapevamo già tutto!
                  Breve intervallo
                  di presenza e di luce
                  durante il perdurare
                  ci fu concesso nati vivi.
                  A che l'urlo disperato
                  davanti al cavo del vuoto
                  nell'ultimo recesso
                  dello spirito coinvolto
                  nel degrado della carne?
                  Frammenti, minuzie,
                  a-valenti atomi bruti
                  poi più nulla resta
                  di noi umani sospesi
                  nell'insieme abolito
                  di cielo e terra.
                  Non si può mangiare
                  un dolce senza consumarlo
                  vivere senza morire
                  amare senza soffrire
                  restare nubili di speranze.
                  È cosi! Tanto è dato
                  niente pesa come il niente
                  e non si possono
                  stipulare accordi
                  su inizio e fine
                  tema e trama
                  con l'Inconoscibile:
                  questo è il suo
                  e il nostro limite.
                  Passano in un'aria di piombo
                  continuano a passare come noi
                  in alto le nuvole senza rumore
                  dileguate e irraggiunte
                  nel placido azzurro del cielo.
                  Angelo Michele Cozza
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