C'era una volta mi disse mia Nonna, mentre tesseva una maglia di lana, una donzella senza minigonna, ma due occhioni azzurri ed una lunga sottana.
Era d'estate e tornava dai campi, con la stanchezza d'un uomo maturo, portava seco, un cesto sui fianchi, con dentro spighe di grano duro.
Non vi era luce nel suo casolare, ne tantomeno oggetti preziosi, ma c'era sempre qualcosa da fare, prima di spegnere quei corpi affannosi.
C'era il rispetto per il povero anziano, e tanto lavoro di grande fatica, non c'era il contratto ma la stretta di mano, macedonia di more e sciampo all'ortica.
La domenica a messa, col vestito stirato, profumo di cenere, ma d'un bianco innevato, i bimbi per strada sul terriccio assolato, a piedi nudi correvano, cavalcando il selciato.
Era bello davvero, mi diceva ridendo, lo leggevo nei suoi occhi colore di mare, ed io la ascoltavo ogni tanto prendendo, le sue tenere mani per non farle tremare.
C'era una volta in un tempo passato, la gioia e la vita che qualcuno ha scordato, ma forse c'è ancora in questo momento un bimbo che ascolta questa fiaba nel vento.
Ti ho vista correre fra i prati e sorridere alla vita, oggi i tuoi occhi addormentati mi fibrillano le dita.
Ti ricordo nel cospetto della tua giovane età, con un sogno nel cassetto che nessuno mai aprirà.
Ogni giorno ti accarezzo e son passati ormai vent'anni, il tuo silenzio ormai disprezzo perché aumentano i miei affanni.
Tubi aperti al tuo respiro, per donarti un po' di vita, io mi sento preso in giro dalla gente assai stupita,
per il tormento che ogni tanto mi accompagna, di staccare quella macchina perfetta, e non capisco se mai chi ci guadagna, sono io o la gente che ha più fretta.
Buona Morte sei chiamata Amica mia, ma di buono non c'è nulla di speciale nel pensare che a chiamarti Eutanasia chi ti uccida, non ti possa fare male.
Ho ascoltato il Tuo battito nel silenzio del nido che Ti ho preparato. Ho provato a ricostruire le Tue emozioni, bisbigliandoti melodiche parole e leggendo con le mie mani ogni Tuo movimento. Ho dormito accanto a Te per farmi cullare dal Tuo battito. Ed ora che pochi giorni ci separano dal nostro primo incontro, quest'attesa diventa più lunga dei già nove mesi trascorsi senza leggere i Tuoi occhi. Ho pianto per averti, e quante volte ancora piangerò per non separarmi mai da Te.
Presto il Tuo vagito porterà più calore del natale che è alle porte, e l'attesa di incrociare i Tuoi occhi è un brivido universale!
Silenzioso il tuo volto, ciano come terra antica arsa dal sole, lo ricordo ancora, con un brivido freddo che m'assale. E non bastano le lacrime che ho pianto a colmare il mio dolore, come non basta il rancore per ciò che non ti ho potuto dare. Oggi due righe di un nero calamaio, mi portano a Te, come segno che Tu ancora esisti, e la tua presenza m'assale, standomi accanto, a riscaldarmi il cuore!
Oggi rientri al tuo casolare e trovi la colf che ti invita a pranzare, l'auto di serie, il vestito firmato, e al dito una fede con un mezzo carato.
Il tuo primo figlio al nuoto è un campione, ed il secondo suona il trombone, la tua piccina sa bene cantare, e molto presto la porterai all'altare.
Forse è per questo che non ci siamo mai visti, non è al discaunt che fai tu gli acquisti, mio figlio quest'anno è andato a riccione e noi tutti a casa, quasi come in prigione.
La moto che avevo, l'ho dovuta impegnare, perché la mia figlia potesse studiare, mi sveglio ogni giorno, rinunciando al caffè, per recarmi al lavoro proprio come te.
Ma la cosa che un poco mi attrista, e che non riesco ad accettare, è il dispiacere che prova un Artista, di riuscire con stenti a comprar da mangiare.