Ti guardo negli occhi mentre sovrasti il mio corpo e ti muovi lento. Cerco di scorgere un segnale, uno sguardo diverso, qualsiasi cosa che scaldi il mio cuore. Vorrei sapere, vorrei capire cosa nasconde il volto insondabile... ma nulla trapela. Non scorgo dolcezza, non ci sono parole ne tenerezza. Nel corpo il calore, nell'anima il gelo.
Ore ed ore vuote in cui tu non ci sei. Giorni che si ripetono tutti uguali. Mi manca la tua voce, mi mancano le ali.
Ricordi di occhiate furtive e timidi approcci. Le mani tue a sfiorarmi casualmente. Parlare di tutto e parlare di niente. Infiniti silenzi, densi di attese e desideri inespressi.
Ostentare indifferenza mentre avverto la tua assenza. E diventa un'abitudine anche questa solitudine.
La solitudine, quando sei solo, veramente solo, in una casa vuota, è tollerabile. C'è qualcosa di triste, è vero, ma dolcemente malinconico allo stesso tempo.
Quando inizi a sentirti solo, tra le persone, in mezzo alla gente, in una casa affollata in cui dovresti avvertire il calore, l'appoggio e la comprensione di una famiglia, allora sì, questa è l'autentica, disperata solitudine.
Figlia mia, non hai bisogno di metterti in mostra. La tua vera bellezza non risiede nelle curve sinuose, nei bei lineamenti, nell'involucro che vai ostentando. La tua vera bellezza è nella parte più interna, dentro quella corazza che mostri agli altri. La tua parte più bella, è quella che nascondi, quella che nessuno vede, tranne chi come me, sa leggerti nel cuore. Sono i preziosi talenti che possiedi e che tanto ti imbarazza mostrare al mondo. Timorosa, che qualcuno possa scoprire quanto meravigliosa possa essere la tua fragilità.
Come un automa la vita m'impone di non fermarmi. Correre, correre, c'è tanto da fare. La casa è pulita, i panni lavati, i figli curati, il frigorifero pieno, servita è la cena. Alla fine della giornata, tutto è sistemato. Caspita però! Mi son dimenticata una cosa... una soltanto. Anche oggi; mi son scordata di me.
Un pranzo in riva al mare. L'ebbrezza della libertà. La dolcezza di un buon vino, che tutto trasforma in leggerezza. Ed ecco, non mi accorgo più di ciò che sto facendo. Non mi rendo conto, dell'abbraccio troppo stretto del bacio troppo lungo, delle mani troppo avide. Non mi rendo conto, del calore che avvampa nel mio stomaco in subbuglio. E non importa più, se ci troviamo tra la gente, nel mezzo di un parcheggio in un pomeriggio assolato di un giorno di primavera. E non importa più niente, perché in un attimo, un attimo soltanto, si è concentrata, tutta la bellezza della vita.
Pensavi di volerlo, di desiderarlo ancora. Ne eri quasi certa, volevi convincerti. Ma ora guardati. Come ti sei ridotta? Anima fragile nuovamente svuotata del suo contenuto.
Raccogli i tuoi vestiti e quel poco d'amor proprio rimasto sotto i cumuli della cenere. Da quei brandelli dovrai ripartire ancora una volta.
T'illudevi di riuscire ad usare le persone come loro hanno sempre fatto con te. Ma non lo vedi? Non imparerai mai? Tu non sei questa.
Sei fatta per amare ed è soltanto amore quel che desideri. Con un unico paradosso: non essere mai riuscita ad amare abbastanza te stessa.
Persone buttate via come spazzatura. gettate come giocattoli vecchi; per noia, per abitudine o perché non funzionano come ci aspettavamo. Oramai sostituiamo tutto con estrema leggerezza. A che serve riparare, prendersi cura, provare ad aggiustare, quando è più semplice rimpiazzare? Svariati giocattoli nuovi ci guardano invitanti dalla vetrina e già non ricordiamo più di aver desiderato un tempo il nostro vecchio giocattolo con la stessa intensità con cui ora bramiamo quelli nuovi.