Evviva! È uscito l'uomo dall'alambicco, è uscito un essere con tre volti che piange e ride, uccide e prega, e vive e muore giorno per giorno. Certo si stanca: e si dispera, e vuol capire... Ma se lo illumini... oh, gran portento: non passa un attimo che piange e ride, uccide e prega, e vive e muore giorno per giorno. Che gran miracolo... Che giorno ricco! È uscito l'uomo dall'alambicco!
Un uomo sedeva in silenzio, guardando una vetta lontana. Gli dissero: "Vieni, è finita". Ma lui rimase a scrutare le cime splendenti di neve, e ai prati deserti, ai fiori morenti, all'ultimo raggio di sole, all'ultima stilla divina rimasta a vedere la fine rispose: "Ho visto sbocciare una vita, ho visto sorridere un fiore, ho visto le stelle specchiarsi nel mare, ho udito il respiro profondo dell'onda baciare la riva bagnata di sole. Perciò resto qui, ad aspettare".
Quando ti ritroverò, costruirò un castello bianco per rinchiudervi la tua tristezza; chiamerò a raccolta le stelle del cielo per posarle sulla tua fronte; tramuterò le tue labbra in rose; farò sorridere il fango col sorriso di Dio per rallegrare il tuo cuore; verserò il mare nei tuoi occhi profondi.
Anfitrione splendido che mi accompagni, ed avvolgi invisibile tra le vesti purpuree il cammino e le ansie, i sogni e le speranze mie, dimmi: può l'ultimo epigono della civiltà madre sfondare le barriere del tempo e ricongiungersi alfine ai suoi agognati destini? Può l'immortale immagine dimettere la sua divinità evolvendosi in carne terrena e poi sognare di riveder le ceneri risorgere, e rischiarar le tenebre del suo temuto futuro? Rispondi: possono il tempo, e lo spazio infinito pieno di mondi, e l'anima, e la mente, e le cose distinte riconquistare alfine la coscienza perduta, e amarsi, e abbandonar le false sembianze, e divenire Dio? Parli la tua presenza dentro di me, e mi accompagni, e contempli benevolo il cammino e le ansie, i sogni e le speranze; ma sempre taci, e ti nascondi all'occhio mio.
Lo hai visto gemere, implorare, morire; e hai tirato avanti, hai finto di niente... Fumo nero, fumo denso, rovente, vedo salire dalle macerie, dai cadaveri monchi, dalle terre bruciate, dal globo di fuoco morente.
Venerando nell'aspetto, solenne nelle movenze, insigne umanista, storico, filosofo, dal pulpito marmoreo il prete arringava i fedeli. La voce suadente marciava maestosa tra le navate barocche, modulandosi in toni or gravi, or carezzevoli, or dignitosi; e arricchendosi di cenni or lievi, or amichevoli, or vigorosi. Un esercito ordinato di cenni e di parole difendeva, a passo di danza, il pulpito e il prete dalla narcotizzata, confusa moltitudine di povera gente.
Guarda: la luce del faro s'infrange su un muro invisibile di tenebre solide; e un canto d'amore, lontano, si smorza, s'incendia nel cupo silenzio di un'aria infuocata che non può vibrare.
Ti vedo vivere sorridendo. Mi dicono che sei felice. Amico, il tuo sorriso è un'esigenza di vita, è la maschera del tuo tormento; la felicità è oltre l'orizzonte, ai piedi dell'arcobaleno.