Ho ravvisato la tua immagine arroccata da un muro di vetro, ho martellato coi pugni di rabbia le bitte il timone gli ormeggi per poterti afferrare. Ho inalveato il mio fiume nel tuo letto per confondere le nostre acque. Ho bruschinato le ingiurie del tempo come crespe sulla mia fronte con la spazzola delle illusioni per condurti alla quintessenza. Ho accecato gli occhi del giorno per nascondere il buio del cuore, ho coltivato nel libro dei sogni cristalli di stelle per regalarli ai tuoi occhi. Ho investito le suole dei piedi per deserti, per nuvole e mari, ho contato gli occhi buttati come sassi sulla mia pelle, ho consumato tutti i pensieri... Ma sono arrivato troppo tardi quando ancora non eri nata perciò non ho potuto abbracciarti.
La mia anima vive nel subbuglio di un cielo stellato dove stelle cadenti che ho raccolto stanno bruciando i fogli del mio libro di sogni col bagliore. Come faccio a lasciarti se ti incontro ogni notte prima di addormentarmi, se mi sfiora il tuo vento, se pure la tua cenere spenta mi entra negli occhi... Come faccio a lasciarti se conservo sorrisi imbalsamati in un astuccio d'oro, le tue mani dal sapore di cielo, baci sfiorati ed un altare dove ogni sera prima di addormentarmi pianto un fiore. La tua ombra è incollata al mio respiro ma gravano colpi di scalpello sull'incedere muto.
Musa che accendi tremolanti fuochi, fiume che scorri tra le rive della sera e dell'alba, le tue virtù pacate i tuoi silenzi suonano dolcemente, si condensano l'ombre come spalmate oasi di tempo, escono i puntini sempre accesi dai labirinti ignoti, sfogliano i desideri tra le dita...
un'isola incantata sempre verde lambisce il mare l'onda di confini la riva nuda come una conchiglia dove la spuma palpitante volta lungo le insenature color miele, maturano le notti fior di stelle sullo stelo di sogni tra le righe della favola dolce dove un bacio sveglia la principessa addormentata.