in Poesie (Poesie personali)
A un passo dal cielo,
lungo il viale quotidiano di cipressi e macchine,
con un desiderio già avverato,
una borsa sotto braccio
e una preghiera nel cuore.
Composta lunedì 23 aprile 2018
A un passo dal cielo,
lungo il viale quotidiano di cipressi e macchine,
con un desiderio già avverato,
una borsa sotto braccio
e una preghiera nel cuore.
Uno schizzo, un errore,
pagati a caro prezzo.
La dolce legnosa terra
frastornerà le tue orecchie
a farti sordo,
il caldo cioccolato
ostruirà la tua vista,
i nobili intenti scaveranno le tue ossa.
Ti maledico, nel vento celeste
che mi rischiara il cammino.
Ti maledico nell'acqua limpida
che lava le mie pene.
L'inferno è già nei tuoi occhi.
Contro il vostro finto pudore,
un esercito di creature della notte,
invadono ogni centimetro della vostra viltà,
della morte che avete nel cuore.
Spenti, già fermi,
sapranno resistere al mio potere?
La sfida è lanciata,
sono qui per schiacciare immondizia
e liberare la Terra,
mi hanno chiamata
a diventare me stessa.
Adesso che ti amo,
adesso che ti alleggerisco il cuore,
non cacciarmi dai tuoi rifugi segreti,
accetta le mie parole scarne
e fanne una poesia.
Avverto profumo d'amore,
avvolge con armonia i miei pensieri.
Da quando sto con me,
non ho più paura,
mi trovo in un libro dato alle fiamme,
in un fiore appena colto,
in una dorata percezione del mondo.
La verità non sta da nessuna parte,
se non dentro un cuore ferito, disilluso,
fin nel profondo.
Laggiù sto io,
me stessa di fronte allo specchio dell'alleanza.
È inutile scavare quando è la superficie
a darti ebbrezza,
insensato dolore che ricopre delicato
la mia anima,
svanisci nelle tenebre
affinché io possa respirare
e il mondo rifletta le immagini
a colori.
Dentro un lago incantato,
fra i boschi di una foresta o
le rupi di una valle,
corro, inciampo e mi rialzo.
Un amore non l'ho mai vissuto,
l'ho soltanto atteso.
Non scompaio quando sono in presenza,
scompaio quando il mondo mi reclama
nell'assenza di parole profonde,
commisurate all'altezza di un cuore puro.
Ti mando un sussulto di fresca aria di campagna,
ti desidero astuto e pieno d'onore come mai
un uomo prima ha vissuto una vita.
Le tue mani nelle mie,
le scaldo con un soffio di magia,
annego la sciagura come lei fece con me.
Distacco gli occhi dal tuo pianto,
un anno, un mese di pura follia.
Sono pronta a ricevere le tue domande,
non dimenticare le mie.
Due universi che battono all'unisono,
come la prima notte, come il primo sguardo.
Ancora, ancora un'altra volta.
Chiedo scusa se ho dipinto un ritratto di te
errato, meschino e fangoso.
Sono qui per ripulire il tuo cuore
dalla sozzura che gli ho affidato
per rabbia o forse, per amore.
Le tue spalle alte,
i tuoi occhi profondi vedono il mare
come lo vedo io?
Ti restituisco la grazia che credevi di avere,
ora è tua e tuo anche il permesso
di accedere ai miei sogni.
Forse l'orrore che ho provato
era il tuo modo di proteggermi,
da lontano, con le parole di strada,
sulla ghiaia, caduti insieme.
Mi nutro di quelle parole che sento
urlare nel mio ventre,
mi fanno stare bene,
mi danno pace.
Sei tu che mi chiami,
negando il tuo volto
prosciughi le mie lacrime.
Nulla avviene per caso,
poiché bussano alla mia porta
certi sogni che vorrei avere,
insistono e scavano,
mi raggiungono dal solco sottostante,
lì dove nessuno
è ancora arrivato, schiacciano la paura
e comprimono l'angoscia,
raggi lunari che nessuno
ha abbandonato per me.