Le migliori poesie di Nazim Hikmet

Poeta, drammaturgo e scrittore, nato mercoledì 20 novembre 1901 a Salonicco (Grecia), morto lunedì 3 giugno 1963 a Mosca (Federazione Russa)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi.

Scritta da: Elisa Iacobellis

Prima di tutto l'uomo

Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista della natura.
Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi nell'uomo.
Ama le nuvole, le macchine,
i libri, ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che si secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra:
l'ombra e la luce ti diano gioia,
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto
a piene mani ti dia gioia l'uomo!
Nazim Hikmet
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Autobiografia (1962)

    Sono nato nel 1902
    non sono più tornato
    nella città natale
    non amo i ritorni indietro
    quando avevo tre anni
    abitavo Alep
    con mio nonno pascià
    a 19 anni studiavo a Mosca
    all'università comunista
    a 49 ero a Mosca di nuovo
    ospite del comitato centrale
    del partito comunista
    e dall'età di 14 anni
    faccio il poeta
    alcuni conoscon bene le varie specie
    delle piante altri quelle dei pesci
    io conosco le separazioni
    alcuni enumerano a memoria i nomi
    delle stelle io delle nostalgie
    ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso
    ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame
    e non c'è quasi pietanza
    che non abbia assaggiata
    quando avevo trent'anni hanno chiesto
    la mia impiccagione
    a 48 mi hanno proposto
    per la medaglia della Pace
    e me l'hanno data
    a 36 ho traversato in sei mesi
    i quattro metri quadrati
    di cemento
    della segregazione cellulare
    a 59 sono volato
    da Praga all'Avana
    in diciotto ore
    ero di guardia davanti alla bara di Lenin nel '24
    e il mausoleo che visito sono i suoi libri
    han provato a strapparmi dal mio Partito
    e non ci son riusciti
    e non sono rimasto schiacciato
    sotto gl'idoli crollati
    nel 51 con un giovane compagno
    ho camminato verso la morte
    nel 52 col cuore spaccato ho atteso la morte
    per quattro mesi sdraiato sul dorso
    sono stato pazzamente geloso delle donne ch'ho amato
    non ho invidiato nemmeno Charlot
    ho ingannato le mie donne
    non ho sparlato degli amici
    dietro le loro spalle
    ho bevuto ma non sono stato un bevitore
    ho sempre guadagnato il mio pane
    col sudore della mia fronte
    che felicità
    mi sono vergognato per gli altri e ho mentito
    ho mentito per non far pena agli altri
    ma ho anche mentito
    senza nessun motivo
    ho viaggiato in treno in areoplano in macchina
    i più non possono farlo
    sono stato all'Opera
    i più non ci vanno non sanno
    nemmeno che cosa sia
    e dal '21 non sono entrato
    in certi luoghi frequentati dai più
    la moschea la sinagoga la chiesa
    il tempio i maghi le fattucchiere
    ma mi è capitato
    di far leggere la mia sorte
    nei fondi di caffè
    le mie poesie sono pubblicate
    in trenta o quaranta lingue
    ma nella mia Turchia
    nella mia lingua turca
    sono proibite
    il cancro non l'ho ancora avuto
    non è necessario che l'abbia
    non sarò primo ministro
    d'altronde non ne ho voglia
    anche non ho fatto la guerra
    non sono sceso nei ricoveri
    nel mezzo della notte
    non ho camminato per le vie
    sotto gli aerei in picchiata
    ma verso i sessant'anni mi sono innamorato
    in una parola compagni
    anche se oggi a Berlino sono sul punto
    di crepar di tristezza
    posso dire di aver vissuto
    da uomo
    e quanto vivrò ancora
    e quanto vedrò ancora
    chi sa.
    Nazim Hikmet
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Nelle mie braccia tutta nuda

      Nelle mie braccia tutta nuda
      la città la sera e tu
      il tuo chiarore l'odore dei tuoi capelli
      si riflettono sul mio viso.

      Di chi è questo cuore che batte
      più forte delle voci e dell'ansito?
      È tuo è della città è della notte
      o forse è il mio cuore che batte forte?

      Dove finisce la notte
      dove comincia la città?
      Dove finisce la città dove cominci tu?
      Dove comincio e finisco io stesso?
      Nazim Hikmet
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        Scritta da: Davide Bidin

        Alle porte di Madrid

        Non ascoltare le voci delle sfere dell'aldilà,
        né intrecciare nella trama delle righe,
        "poesie ermetiche"
        né cercare
        con pazienza di orafo
        rime graziose
        e fini espressioni,
        stasera, grazie al cielo, io sto più su.
        di tutto ciò.

        Stasera io
        sono un cantastorie di strada.
        La mia voce è semplice, senza artifici,
        e tu
        non puoi udire la mia canzone...

        È notte.
        Nevica.
        Tu sei alle porte di Madrid.
        Davanti a te hai l'armata dei nemici,
        che è venuta per uccidere
        tutto ciò che c'è di più bello:
        la libertà,
        il sogno,
        la speranza
        e i ragazzi.

        E nevica.
        E forse,
        i tuoi piedi nudi gelano.

        Nevica...
        Ed ecco,
        in quest'istante
        che io penso a te con tutto il mio cuore,
        forse
        una pallottola spezzerà la tua vita
        e per te non ci sarà più
        neve
        né vento
        né notte
        né giorno...

        E nevica.
        So
        che anche prima di gridare
        "No pasaran"
        e di montare la guardia
        alle porte di Madrid,
        tu esistevi!

        Chi eri,
        di dove sei venuto?
        Forse
        dalle miniere delle Asturie?
        Forse
        una benda insanguinata sulla tua fronte
        ha coperto
        una ferita che ti sei presa al Nord?
        Forse
        sei tu quello che per ultimo
        sparò nella notte che gli junker
        bombardavano Bilbao?
        O servivi come bracciante
        nelle tenute di un qualche
        conte Pernando Valesquero di Cortolon?
        O avevi una botteguccia
        alla Porta del Sole
        e vendevi le frutta dai colori spagnoli?
        Forse, non avevi alcun talento,
        o forse avevi una bella voce?
        O eri uno studente,
        un futuro giurista,
        e i tuoi libri
        sotto i cingoli d'un carro armato italiano
        son rimasti
        nella città universitaria?
        Forse non credevi in Dio,
        e forse invece portavi una piccola croce di rame
        a un cordino di seta?

        Chi sei,
        come ti chiami,
        quanti anni hai?
        Non ho visto la tua faccia,
        e non la vedrò.

        Forse
        essa ricorda le facce di quelli
        che batterono le bande di Kolciak in Siberia?
        O, in qualche tratto,
        tu ricordi coloro
        che sono caduti
        a Domlupinar?

        O somigli a Robespierre?
        Non hai udito il mio nome,
        e non l'udrai.

        Tra noi due, fratello,
        ci sono i mari e i monti,
        e le mie maledette catene,
        e le prescrizioni
        del comitato di non intervento...
        Non posso venire da te,
        non posso mandarti di qui
        né una cassa di cartucce
        né uova
        né un paio di calze di lana...

        So
        che in questo gelo
        i tuoi piedi nudi,
        là, alle porte di Madrid,
        come due bimbi
        gelano al vento...

        E so
        che tutto ciò che in questo mondo
        c'è di grande
        e di bello,
        tutto ciò che sarà fatto dagli uomini,
        tutta la Verità futura
        e la Grandezza,
        che io aspetto con tanta ansia nel cuore,
        tutto questo riluce nei tuoi occhi,
        sentinella mia,
        stanotte
        alle porte di Madrid...

        E so
        che oggi non posso,
        come non potei ieri
        e non potrò domani,
        fare nient'altro
        che pensare a te
        e amarti.
        Nazim Hikmet
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          Scritta da: Mario Bellocchi
          La vita non è uno scherzo,
          prendila sul serio
          come fa lo scoiattolo, ad esempio,
          senza aspettarti nulla
          dal di fuori o nell'al di là.
          Non avrai altro da fare che vivere.

          La vita non è uno scherzo,
          prendila sul serio
          ma sul serio a tal punto
          che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
          o dentro un laboratorio
          col camice bianco e grandi occhiali,
          tu muoia affinché vivano gli uomini,
          gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
          e morrai sapendo
          che nulla è più bello, più vero della vita.

          La vita non è uno scherzo,
          prendila sul serio
          ma sul serio a tal punto
          che a settant'anni, ad esempio,
          pianterai degli ulivi
          non perché restino ai tuoi figli,
          ma perché non crederai alla morte,
          pur temendola,
          e la vita peserà di più sulla bilancia.
          Nazim Hikmet
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Ti sei stancata di portare il mio peso

            Ti sei stancata di portare il mio peso
            ti sei stancata delle mie mani
            dei miei occhi della mia ombra
            dei miei tradimenti
            le mie parole erano incendi
            le mie parole erano pozzi profondi
            le mie parole erano stanchezza, noia serale,
            un giorno improvvisamente
            sentirai dentro di te
            il peso dei miei passi
            che si allontanano esitando
            quel peso sarà quello più grave.
            Nazim Hikmet
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Benvenuta, donna mia, benvenuta!

              Benvenuta, donna mia, benvenuta!

              Certo sei stanca
              come potrò lavarti i piedi
              non ho acqua di rose né catino d'argento

              certo avrai sete
              non ho una bevanda fresca da offrirti

              certo avrai fame
              e io non posso apparecchiare
              una tavola con lino candido

              la mia stanza è povera e prigioniera
              come il nostro paese.

              Benvenuta, donna mia, benvenuta!

              Hai posato il piede nella mia cella
              e il cemento è divenuto prato

              hai riso
              e rose hanno fiorito le sbarre

              hai pianto
              e perle son rotolate sulle mie palme

              ricca come il mio cuore
              cara come la libertà
              è adesso questa prigione.

              Benvenuta, donna mia, benvenuta!
              Nazim Hikmet
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