Poesie di Nelson Padoan

Artista, nato lunedì 9 febbraio 1987 a Mestre (VE) (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Nelson

Sono arrivato

Squali,
tigri e zanne,
elefanti alati,
montagne di ghiaccio
e sogni irraggiungibili.
Sono queste le mie paure,
sono queste le mie leccornie.
Ciambelle in agrodolce,
succose ambientazioni,
registi senza faccia e
maschere dipinte.
Il mio ecosistema è diverso
dal vostro, da quello studiato,
da quello conosciuto,
da quello che è stato.
Viaggio nella mia navicella
tra Vergine, Saturno, Orione
e Andromeda. Vedo universi
paralleli e squadrati,
incrocio comete senza coda,
anni senza luce.
Abbaiano i cani al mio arrivo,
si perdono i segnali;
si spegne la luce e
suonano le campane.
Uscite ad accogliermi,
sono arrivato.
Nelson Padoan
Composta martedì 10 luglio 2012
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    Scritta da: Nelson

    Una lenta morte

    Penetro nel suono
    come una cuspide affilata,
    come un angelo dimenticato
    dalle grazie del firmamento.
    Lento, mi lascio scolpire,
    stendere, rilassare.

    Mi lascio andare, in questo bagno
    di gioia luminosa, chiudendo gli occhi
    per vedere nel sonno quello che accadrà.

    Le mie membra si fanno leggere,
    s'abbandonano lievi nel vento,
    come foglie variopinte, colpite
    dalla rugiada durante il mite autunno.

    Ascolto la mia pelle vibrare
    come tante farfalle migranti.
    Leggo, dolci suoni vaporosi
    mentre macchine infernali
    costruiscono gabbie d'acciaio
    per i miei sogni, per la mia notte.

    Odo vascelli imperiali
    solcare le tiepide acque
    di questo madido pensiero.

    Muoio in un deserto di ghiaccio,
    in una culla di profondi respiri,
    mentre cavalli meccanici, forgiati
    in ferro e avorio, cavalcano con furia
    le mie vertebre doloranti, corrose
    dall'acido del battito ancestrale.

    Una folla mi acclama,
    sorride eterea
    durante la mia passione.

    S' apre una porta tra le nubi,
    un cancello di luce
    al di sopra dei volti
    e delle foreste innevate.

    Sciolgo qui le mie vene,
    in un canto di cigni lontani,
    guardando il cielo incupirsi
    e le madri morire, davanti
    i propri figli, i loro avi
    e questa marcia di cadaveri ansiosi.
    Nelson Padoan
    Composta venerdì 16 novembre 2012
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      Scritta da: Nelson

      Sono solo

      Un faro rosso oltre le sbarre,
      una prigione di fuoco tra serpenti,
      sassi e letame. Piango,
      sommerso tra le fronde
      di una foresta eterna, di una vita
      legata a questo acciaio. Messico,
      strade perdute e qualche macchina,
      qualche birra e qualche sigaretta.
      Sono solo un uomo, un uomo
      che ha commesso un peccato;
      sono una voce tra le tante,
      tra la folla. Sono una foglia,
      sono una goccia, un cane
      e una canzone. Sono
      un viaggio in treno, una pistola,
      un disonesto e un cantante.
      Sono un poeta, un pittore,
      un amante. Sono, sogno
      e osservo, spero;
      sono prigioniero, sono solo.
      Nelson Padoan
      Composta venerdì 27 luglio 2012
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        Scritta da: Nelson

        Mangio da solo

        Mangio da solo
        assaporando i venti,
        mercanti di profumi
        e celibi palpiti di
        violenza letteraria.
        Una casa rossa
        spia il mio dolce
        trafficare, tra quadri
        equestri e nobili costumi.
        Un bracciale di perle
        cade dal tavolo,
        frantumandosi placidamente
        in sovversive idee
        dipinte a mano
        da formiche operaie
        e docili nani deformi.
        Giungo espressamente
        ad una splendida conclusione,
        digerendo questo pasto
        crudo ed elegante
        come un sushi ripieno
        di gelida bontà.
        Nelson Padoan
        Composta lunedì 1 aprile 2013
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          Scritta da: Nelson

          Ode al Dio meccanico che governa il mondo

          Un Dio meccanico
          governa questo mondo.
          Lubrifica e distende
          ingranaggi e vanità,
          grazie, peccati di gola.
          Imbottiglia passioni,
          voli, tergicristalli
          e volontà. Organi
          d'acciaio consunto
          suonano celestiali
          filastrocche, roboanti
          poesie d'elettrico vigore.
          Macchine d'orrida fattura
          camminano sulla terra,
          come creature di carne,
          come cristiani tumefatti
          dalla pazienza ecclesiastica.
          Margini d'umanità, margini
          di sopravvivenza cerebrale.
          La natura ormai allo stremo
          richiama gli alberi, le acque,
          le foglie cadute oltre i campi
          d'eroi sepolti, di figli perduti.
          Oltre la cortina di fumo denso,
          sorge fausto il cantautore.
          Quel suo becco ciondola,
          brillante, tra le cromate venature
          del sentiero artificiale,
          della perversione umana,
          dell'organo riproduttore
          di questa terra bagnata.
          Sudicia, come la donna lasciva,
          i bagni del patronato,
          l'idea del divino
          della moderna istituzione.
          Sorgono nuovi ideali,
          nuove fantasie tra i pittori,
          tra le armate di guerriglia.
          Incalza, l'incessante ritmo
          del popolo profano,
          tra le rette vie dell'aldilà
          oscuro, promosso, migliore.
          Suonano le campane a festa,
          abbondano le tavole, le favole,
          le ragazzine desiderose
          e ben vestite. Piangono
          i millantatori, i preti,
          le cornacchie
          dagli occhi di ghiaccio.
          Io rubo, dalle mie costole
          sporgenti, altro fiato,
          altra ira. Possano
          le voraci credenze,
          abbandonare il nido
          dove ci nutriamo a stormo
          come uccelli senz'ali.
          Imboccati come teneri feti
          aspettiamo con le fauci
          dischiuse, il boccone ultimo
          del nostro caro padrone,
          del nostro meraviglioso
          e superbo, capace, nobile
          e generoso Dio meccanico.
          Nelson Padoan
          Composta sabato 30 marzo 2013
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            Scritta da: Nelson

            Se ne andavano in due

            Se ne andavano in due,
            diretti verso il nulla.
            Una città desolata ove regnava
            La desolazione, un putrido rancore.
            Un lercio giardino ricco di fantasmi,
            ammaestrati dal cantastorie,
            un piccolo coniglio bianco
            con tanto di cappello a cilindro.

            Se ne andavano in due,
            all'interno dell'ippodromo.
            Tra puzza di cavalli e spoglie abitudini,
            si presentarono al caporale, un vecchio
            senza più nessuna ragione morale,
            senza più divertimenti per il suo parco giochi.

            Se ne andavano in due,
            su quella motorella.
            Entravano nell'acido castello,
            costretto tra campi e fabbriche di morti.
            Il bianconiglio piangeva, si sentiva solo,
            ma non lo era, così pieno di stupide idee
            da riempirsi la pancia e il cervello
            da sentirsi fiero e accompagnato.

            Se ne andavano in due,
            l'orrendo suonava e il pazzo ballava.
            Si divertirono a modo loro,
            tra cocaina e rum invecchiato,
            tra bagasce inventate e salti da capogiro.
            Una bella serata, peccato per il coniglio.
            Nelson Padoan
            Composta domenica 5 agosto 2012
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              Scritta da: Nelson

              Nella stanza di Fred

              E poi mi rianima il corpo
              quel calvario ancestrale
              fatto di suoni ricorrenti
              e longitudini invertite.
              Giallo su verde, su nero,
              su bianco. Rosso e blu,
              coloro per diletto, la tela,
              il tempo. Sincronizzo
              suoni a se stanti e macchie
              di sudore invecchiato.
              Logoro, il cavalletto
              vecchio stile, la tenda
              sul cortile acceso
              dal sole delle cinque,
              dall'inverno primordiale
              che raccoglie perle
              e scaglie di bambù.
              Ritorno a lavorare,
              guardandomi dalla finestra,
              spiando tra le sillabe
              e la balbuzie infantile.
              Rosso, giallo, verde.
              colore a caso, colore distratto.
              Un uomo solo che osserva
              il suo corpo cambiare,
              tra pareti dense, giochi di luce
              e variopinte forme
              di dipendenza alcolica.
              Smettila di fumare Fred,
              non ti fa bene.
              Nelson Padoan
              Composta mercoledì 27 marzo 2013
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                Scritta da: Nelson

                Ricordi smembrati

                Ricordi smembrati
                riprendon vita
                tra ruvide coperte
                addolcite dalle carezze
                dell'amara solitudine.
                Ansiose, le nuvole
                s'accoppiano caute
                sopra il tuo seno turgido,
                sopra i tuoi biondi capelli
                da fanciulla in attesa.
                Immacolati fulmini
                scoprono il cielo
                violentandolo con trepida
                lussuria, urlando estasiati
                mentre tu t'accosci, nuda
                e fragile, abbracciando
                il tuo grembo, la tua castità
                perduta. Non hai un nome,
                non hai un perché.
                Soltanto brandelli
                di un ricordo ignobile,
                abitano le stanze spoglie
                della tua mente straziata,
                del tuo sordo dolore
                di vergine smarrita.
                Nelson Padoan
                Composta domenica 31 marzo 2013
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                  Scritta da: Nelson

                  Scegli

                  Scegli
                  o il sonno o l'arte,
                  o la tua pace o il tuo delirio.
                  Scegli se morire da pirata o da colonnello,
                  se domani sai cosa busserà alla tua porta
                  o se varcherai tu qualche cancello.
                  Scegli tu cosa ritieni più opportuno,
                  ci sono un sacco di scelte:
                  scelte facili, scelte accomodanti,
                  scelte gustose come torte di cioccolato.
                  Ci sono scelte aspre e crude,
                  scelte che ti uccidono o ti rendono diverso,
                  scelte che ti cambiano, ti distruggono dentro.
                  Scegli se vuoi vivere sopra un albero
                  o dentro il guscio di una tartaruga,
                  scegli anche di che colore vuoi il tuo cappello
                  o che scarpe indossare mentre danzi.
                  Scegli di vivere
                  o scegli di rimanere in un enorme limbo,
                  un deserto fatto di desideri e promesse,
                  di manichini spogli.
                  Li un cactus, la un piccolo scrigno.
                  Forse contiene un tesoro,
                  forse una terribile verità.
                  Sta a te scegliere se aprirlo,
                  ora sai che ti cambierà.
                  Nelson Padoan
                  Composta sabato 5 marzo 2011
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