Scritta da: Oliviero Amandola
Durante il sonno
è scesa nuovamente
la prima neve
l'orto di mio padre
torna ad essere un tempio.
Commenta
Durante il sonno
è scesa nuovamente
la prima neve
l'orto di mio padre
torna ad essere un tempio.
Potesse entrare
il profumo dei fiori
nell'ospedale
Mi legherei stasera
ad un soffio di vento.
Magnolia in fiore -
anche il silenzio cambia
il suo profumo.
Coi primi fiocchi
sono forse tornati
i miei antenati
per mostrarsi a chi pensa
che la vita finisce.
Darò semplici carezze alle foglie
verserò pochi pensieri di inchiostro nel diario,
all'alba mi sentirò sbucciato da un soffio
ma sentirò ancora nel grembo della terra
il battito di un sogno che ci ha fatto correre troppo.
Darò semplici carezze alle foglie,
non le spazzerò via
questa sera.
Con lei è stato come tornare fanciullo
ridipingere il lato terreno delle foglie
fare a gara a chi con poesie e pensieri
disegnava più immagini
scoprire attraverso un'imitazione
chi rideva per primo.
Così dalla mia età
ho ripescato dai miei anni un sorriso
che ne aveva sedici
una luce da evocare nella tempesta desidero di volare
attraverso le traiettorie invisibili
del divenire.
Con lei e stato un rimettersi in gioco
cambiare rotta all'improvviso
sentire il mare sfogliarsi pagina dopo pagina dentro un libro, un quadro, una sinfonia...
fumare un grissino insieme come da ragazzi
per sentirci più grandi
imparare a colorare le note musicali della pioggia
levarsi il trucco
scrivere sul vetro appannato
la parola vita con un dito.
E qualcosa c'era ancora dentro la nebbia...
Ma poi, tornare a guardarsi allo specchio
con il vetro pulito
e cercare nell'aurora l'alone di una sera
le rughe lasciate da un sogno
e scoprire che la ruga accanto al colore degli occhi, proprio questa,
palpita ancora nel suo silenzio
così rendersi conto che dietro la maschera nuova da indossare
qualcuno c'è sempre stato
qualcos'altro è volato via
con l'autunno che evapora insieme alle stelle.
Ma infine
accendersi ancora un grissino
dopo cena, sul balcone,
per non sentire il peso del vuoto
e restare leggeri
bagnandosi le pupille di cielo.
Nonostante tutto,
aver imparato di nuovo a vedere
le nuvole illuminate dal sole
da una goccia.
Sotto la neve
sarà forse lì dove
l'anima vive
Se così fosse perché
non si scioglie il dolore.
Come ti fai leggera
quando con un gesto involontario ti sciogli i capelli,
quando pronunci la parola poesia
e sei aria e richiamo.
Chiudo gli occhi, è sei finestra,
chiudo un libro, e ti fai verso.
Come ti fai leggera quando sorridi,
quando il tuo silenzio converge
nel mio.
Spesso la gente fraintende la parola leggerezza,
e tutto questo sa di poesia.
Non a caso è un verso che prende il volo
ad insegnarci la caduta portandoci via.
Ti porto dentro un arco di fiori mano per mano
ti chiedo di tornare indietro di un pensiero
coltivare un fiore
portare avanti le sue radici
Quanto tempo si ferma in un colore
a volte sfuma, mi dici;
rilascia nell'aria l'aura che respiriamo.
Gli occhi che uso per cercarti,
l'immediata mutazione delle foglie allungate dal suono dell'autunno.
Io sono questa foglia distratta dove gocciolano linee di luce
il linguaggio incompiuto di una carezza.
Amare i tuoi occhi è rimanere,
è sciogliersi in un punto sicuro
a cui adegui l'abito, il paesaggio,
un altro numero. Un'altra taglia.
Punto il glicine bagnato dalla rugiada
nei miei occhi,
lo fisso sulla porta di legno, ed è parola,
lo punto alle labbra, ed è silenzio.
Amarsi e non poter vivere insieme
è morire,
vivere insieme e non amarsi, è uccidersi
giorno per giorno.
Sarà autunno quando le nostre parole troveranno il loro suono,
quando aspettarsi sulla porta sarà camminare
per vedere se c'è ancora qualcosa di noi.
Ma la primavera non ama i dolci né i debiti.
Mi cade ai piedi una goccia:
bagna la punta destra dell'ombra. S'acquieta.