Scritta da: Widmer Valbonesi
in Poesie (Poesie d'Autore)
Tenerezza
Ormai passeggio con te
soltanto nelle infinite
praterie dell'anima.
Per questo mi tradisce
una lacrima di gioia
anche solo se ti sfioro
in un abbraccio formale.
Commenta
Ormai passeggio con te
soltanto nelle infinite
praterie dell'anima.
Per questo mi tradisce
una lacrima di gioia
anche solo se ti sfioro
in un abbraccio formale.
Le donne sono stelle
che lanciano riflessi caldi nel mare calmo della vita Come madri brillano
e disegnano nel cielo
amore eterno per i figli. Stelle, femmine dolci infiammano i cuori sempre giovani degli innamorati
vi dipingono emozioni sentimenti e passioni.
Oggi 8 marzo
donne, madri, ragazzine
siete tutte sbarazzine
orgogliose del vostro ruolo vi trovate a festeggiare senza gli uomini ma... omaggiate di gialle mimose ricevete la testimonianza
che siete le stelle polari
vive e desiderate insostituibilmente amate.
Seduto sopra al ponte io osservo
l'acqua che scende verso il mare
e trovo quel defluire così naturale
destino di un'attrazione quasi fatale.
Se gli amori fossero in discesa,
srotolare il gomitolo della vita
sarebbe una gioia e quasi un sollievo
ti apparirebbe ogni tanto rallentare
o tirare il freno. Invece l'amore
molte volte è ripida salita che si
percorre con affanno e che trasforma
la tua vita in rapide e gorghi di un
torrente in piena. E tu sei come un insetto
su una foglia secca, zattera sballottata
dalla corrente che scende verso la foce.
Non sperare di trovare amore
in un sorriso senza splendore.
Un saluto formale è l'illusione
di un comune sentire già svanito.
A nulla serve lasciarsi morire
per chi non ti sa più amare.
A nulla serve cercare di capire
chi ti toglie te stesso e la tua vita
A nulla serve cercare di amare
chi riesce a farti morire l'anima.
I fari possono illuminare i tragitti
di chi vuole vivere...
Le strade di chi chiude
il proprio cuore sono sempre buie...
Te ne stai immobile, disteso
con la testa penzoloni al sole
non un movimento, sembra
che sei morto.
Poi senti il cancello cigolare
scatti fuori come una molla
ti protendi verso la rete e ti
strofini, in cerca di coccole
e carezze come i bambini.
E mi guardi implorante di
aprirti che vuoi correre su
e giù per il cortile e appena
ti apro parti come un fulmine
corri e fai le capriole, sprigioni
la tua voglia di libertà.
Poi vieni a me vicino, mi guardi
e sembri dire "prendi il collare
andiamo a caccia, ho già sentito
le quaglie all'alba e verso sera
pure il canto di un fagiano.
Andiamo che aspetti? Metti
in moto che partiamo andiamo
al lago ogni mattina. Uffa! Mi
sono stufato di puntare sempre
la gallina del pollaio accanto".
Mi affascina quel suo sguardo vivo
pieno di voglia di fare insieme cose
condivise o ancora da confrontare.
Mi affascina quel suo muoversi con
grazia, la classe e il gusto nel vestirsi,
l'essere giovane pur con capi classici.
Mi scopro ad osservarla in silenzio
mi gusto e mi godo la sua bellezza,
ma lei è incapace di farsi ammirare.
Nessun pittore potrebbe dipingerla
non sta mai ferma, solo le carezze
armoniose o le coccole la quietano.
Lascia che trasmetta sul tuo corpo
il fluido d'amore, lascia che avvolga
in una patina di miele la tua pelle.
Trasferisci come a una pila il calore
assorbito dalle tue mani, cavi d'amore
che mi avvolgono come un mantello.
Ricaricati d'energia e di desiderio
io non ne ho bisogno ti bramo come
uno spicchio rosso di melograno...
staccato dal suo ramo.
Chissà se incontrerò
Ancora quegli occhi
pieni di desideri volare
come rondini libere
e scorrazzare intriganti
nel cielo del mio amore.
Chissà se ancora rivedrò
il tuo viso contrarsi
nel crescere dei piaceri
note di un pentagramma
che lente si compongono
in musica divina.
Chissà se sentirò ancora
le tue grida liberatrici
esplodere nella stanza
e le tue mani sul mio corpo
coccole che rigenerano dolori
e pelli che si fondono di odori.
Già... chissà!
Ti sento qui con me
nella pioggia fine
che mi bagna.
Ti sento qui con me
nel polline fastidioso
della primavera.
Ti sento qui con me
nelle parole scritte
documentario
di una vita d'amore.
Ti sento qui con me
trapunta che mi avvolge
nei silenzi freddi
della solitudine.
Ti sento qui con me
come lega fusa
di quei nostri
sospiri d'infinito.
Piccola alzavola che ti muovevi
fra i canneti del mio amore
ti lavavi, ti nascondevi
fra i cespugli, cercavi semi
e sentivi l'acqua dolce
ed ossigenata del mio cuore
e dentro vi sguazzavi felice.
Un giorno ti accorgesti
di un germano reale che
brontolando ti chiamava
col ricciolo della coda
si mostrava e ti corteggiava.
Quante sguazzate! Lui non ti
vedeva "piccola anatra che vola"
ma un grande cigno rosa e quelle
acque presidiava come alcova.
Quante sguazzate! Fradici e, poi,
asciugati si ricominciava. Adesso
il mio cuore è una palude le acque
sono dolci ma intorpidite, manca
la tua presenza ad ossigenarle.
Il germano è sempre là, lo sa che
non sei partita, aspetta di sentire
quel volo nel ripasso dell'amore.