Scritta da: Rossella Porro
in Poesie (Poesie personali)
Non bussarono mai all'uscio
di casa
uno colpì lo stipite
un altro la porta ferrata
l'atro ancora le solide mura
il tetto era divelto
e l'anima nuda
in preda
al vento.
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Non bussarono mai all'uscio
di casa
uno colpì lo stipite
un altro la porta ferrata
l'atro ancora le solide mura
il tetto era divelto
e l'anima nuda
in preda
al vento.
Così egli sedeva
chino in avanti
e il cuore lasciato
tre passi indietro.
Non sono fatto per l'estate
la mia anima
si schiude
al crepitar delle foglie
che raccontano di passi solitari
al rosseggiar del cinerino manto
mentre s'accendono
sul viale attraversato
dal vento chiuso nei paltò
le prime luci della sera
riflesse negli occhi appannati
delle case a nasconder
il familiar tepore.
Non son fatto per l'estate.
Se non ora
quando lasceremo che il vento
scomponga
quest'ordine
che tiene legati
con ferree catene
il nostro domani?
Se non ora
quando ci strapperemo di dosso
quelle paure che dei giudizi
sono figliastre?
Se non ora
quando?
Nelle stanze buie
dell'anima
perimetro confini
d'inaccessibili pensieri,
granelli di sabbia
d'oro rinchiusi
in uno scrigno
sepolto nell'oblio
di un tempo mai passato.
Asolta il vento
ti sussurra parole che non hai mai udito.
Asciuga le lacrime
e serra i denti
perché se ti dicono
che il destino ha già
eretto i suoi ponti,
costruito barriere
noi saremo pronti
a cancellare questo
infausto disegno.
Non issare la bandiera della resa
non è il tempo
perché se andare controcorrente
fa fatica
niente è più appagante
che il riposo
dopo una tremenda tempesta.
Non siamo fatti per restare
inermi
siamo fatti per l'avvenire.
Affila le armi se è necessario
perché non c'è peggior
nemico
che l'invisibile
celato nelle anguste
trincee
delle retrovie.
Binario morto
stasi dell'anima inquieta
in un deserto soffocante
dove le ombre stanche
arrancano dietro le orme
portate via dal vento.
Aspetto un treno,
dov'è la mia follia?
Ti scrivo
dal deserto dei miei pensieri
illudendomi che tu solo
possa comprendere.
Troppe volte ho ascoltato
i silenzi, troppe volte
ho guardato mari
che non ho mai solcato,
cieli che non ho mai
attraversato.
Tu solo puoi capire
quanto arduo sia
lasciare la baia
tranquilla e issare le vele.
Tu solo puoi capire
le tempeste e
le inattese bonacce che
ottenebrano il cuore.
Senza doverti spiegare,
senza dover trovare
parole che so già
di non avere,
so che tu solo
puoi capirmi
perché si può mancare,
arrivare troppo presto o
troppo tardi
e perdere la marea
mentre il tempo
ci cambia l'anima.
Io non so fino
a dove mi porterà
il vento,
seguirò l'onda,
non so fino a dove,
ma so che fino a quando
sentirò
le stagioni cambiare
aspetterò la primavera per cominciare il viaggio
perché dopo un gelido inverno
arriva sempre
una nuova stagione.
Tu solo puoi capire
questo mio eterno bisogno di andare
di prendere e lasciare
e ritrovare altrove
ciò che qui non ha
casa.
Che le ore divengano
minuti
che il cielo si svesta presto
del suo listato manto
a che il domani arrivi
oggi
perché l'attesa non mi sia molesta
e quando giunto è il mio amore
che i minuti divengano
ore
che le ore siano
eterne
perché l'istante del separarsi
ritardi a lungo
il suo inevitabile apprestarsi.
Nell'istante in cui svaniscono i ricordi
sull'onda delle tue parole
mi ritrovo a navigare
ove il soffio del tuo respiro
sospinge i miei pensieri.